Di fronte alla campagna elettorale per le elezioni regionali in Emilia-Romagna, i primi ad annoiarsi sono stati proprio gli analisti e i commentatori politici. Non c’è stata una vera competizione, non c’è mai stata partita, Stefano Bonaccini ha già vinto. A dire il vero, è proprio la discussione politica che non c’è più, e non da oggi.

Per dare un’idea: alla kermesse del Partito democratico andata in scena giovedì sera al Paladozza di Bologna, l’organizzazione del consenso ha assunto lo stile molto rassicurante di una domenica pomeriggio televisiva.

Gli elettori-spettatori, che riempivano per un terzo il palazzetto, sono stati avvolti da un meta-format radiofonico, introdotto da una clip del primo film di Ligabue, in cui Stefano Accorsi recita il Credo del protagonista Ivan Benassi.

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Tra Laura Pausini e gli Stadio, Raffaella Carrà, Luciano Pavarotti e un video di Bersani (Samuele) che si inceppa, arriva inaspettatamente anche un caloroso applauso a Nilla Pizzi, nominata tra le “eccellenze” emiliano-romagnole e riconosciuta come parte della tradizione popolare di un partito che vuole rappresentarsi solo come pop. Del “popolo”, infatti, non c’era traccia.

Tra gli ospiti che si sono alternati sul palco c’era piuttosto la generazione dei figli più fortunati di quel che resta del ceto medio (sugli spalti, a coccolarli, quella dei nonni e dei genitori). Si è parlato parecchio di food e, ovviamente, i veri guest erano quelli che sanno trasformare in una start-up più o meno qualunque cosa, perfino la ginnastica dolce.

Nessuna precaria, nessun insegnante della scuola (o dell’università) pubblica, nessuna operaia, nessun migrante, nessun operatore sociale e dei servizi, nessuna lavoratrice e lavoratore della cultura, dello spettacolo, della comunicazione, nessuno studente. E alla fine della serata, Matteo Renzi. Che nel gran finale ha ostentato sicurezza di fronte alla prevista astensione di massa (i pessimisti scommettono che arriverà al 50 per cento) ma è apparso comunque un po’ tirato.

Poi un piccolo stacco. Elezioni. Pubblicità.

Beatrice Busi è ricercatrice indipendente e giornalista freelance. Sarebbe una storica e una filosofa della scienza, si occupa di culture queer, politica e lavoro. Vive a Bologna.

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