L’uomo dispone del libero arbitrio, è così dalla notte dei tempi. Esercita la sua potenza nei confronti del destino e della storia. Una sorta di onnipotenza che coincide con la propria coscienza. Il potere di determinare gli eventi lo ha sempre reso fiero e allo stesso tempo timoroso, nel momento in cui ne avverte i limiti.

Così, un po’ per paura e un po’ per la coscienza stessa della sua incompiutezza, ha affidato alle regole del diritto e delle religioni il compito di limitarsi. Giganti del pensiero si sono assunti la responsabilità di fondare le costituzioni e le leggi, perché l’uomo non è solo, perché l’uomo divide il cuore della Terra con altri suoi simili e così, chiunque abbia studiato le fonti del diritto e della fede sa che il libero arbitrio si è lasciato avvolgere dalla sua stessa intelligenza. E via via sono emersi dal caos i giudici e i sacerdoti, interpreti delle regole.

Ci sono arbitri che per capire se era gol o no aspettano Il processo del lunedì di Biscardi. Sono i più disarmati di fronte al nuovo attacco del millennio, quello contro il libero arbitrio. Tra arbitro e arbitrio è una questione di accento: il secondo lo ha sulla prima “i” e sembra che lo dica Stanlio, mentre il primo è una persona che sta perdendo il secondo. Ma non sono a rischio solo gli arbitri, anche noi vediamo le cose dopo. Tutto viene dopo: dopo il montaggio, dopo la pubblicità, dopo cena, dopo non avere combinato nulla.

Il processo del lunedì è dopo le partite e il calcio è dopo Il processo del lunedì perché bisogna fare l’autopsia alla realtà e soprattutto alle decisioni dell’arbitro. Le decisioni sono in pericolo. Oggi ci sono le linee guida, come quella di Sirchia per i vecchietti che dice: “Portateli nei supermercati!”. Ho visto una Coop con le ambulanze del 118 posteggiate fuori; sembrava di stare in una puntata di Er. E ancora: “Bisogna dargli l’acqua”, come al cane e alle piantine di rosmarino sul balcone, ma se hanno la pressione alta? “Piano con i liquidi e il sodio”, ma tanto c’è l’acqua minerale senza minerali e siamo a posto.

Ci vendono le cose “senza” polifosfati. Ancora mi fa male lo schiaffo che mi ha dato mia nonna quando le ho detto: “Nonna, cosa cazzo sono i polifosfati?”. Adesso le cose sono senza lo zucchero aggiunto, il caffè senza la caffeina, il cibo senza grassi, senza colesterolo, senza questo e senza quello. E costano di più! Non so se ci avete fatto caso, ma siamo nell’epoca dei “senza e dei dopo”.

Mi compro un’Audi A6 senza le ruote così risparmio. No, senza le ruote è più cara! Ci sono i cinesi che hanno capito bene la questione dei senza: si sono messi a vendere delle cose senza le cazzate e adesso c’è in giro un fuoristrada Suv che costa 17mila euro, magari non si sposta il sedile per farti salire e non ti dice dove sei ogni venti secondi, però va e ha la garanzia. Ora stanno decidendo come fare senza i cinesi. Sono un miliardo e mezzo ma stanno pensando a come fare senza.

Senza le cazzate? Ma sarebbe davvero un sogno! Vivere senza le cazzate. A infrangere questo sogno ci sono i pubblicitari, che ti fanno sembrare indispensabile una stronzata che gli esperti di marketing hanno commissionato ai creativi.

Insomma loro si sono chiesti: “E se la gente se ne accorge e la nostra industria dei senza va in crisi?”. Mettiamo Grillo a tacere, sterminiamo le nonne con i McDonald’s e i condizionatori d’aria, ricoveriamo i vecchietti nei supermercati e promuoviamo Fede direttore di un telegiornale nazionale. “E se la gente se ne accorge lo stesso?”.

I suggerimenti arrivano da dove meno te lo aspetti, per esempio da Napoli dove trovi un finto orologio Patek Philippe finto falso cinese. Uno che se lo era appena comprato ha detto: “Sarà pure un finto falso cinese, ma lo sai che spacca il secondo?”. Praticamente si è ricordato a cosa servono gli orologi. Lo ha sentito un esperto di marketing e lo ha denunciato alla finanza: sono arrivati tutti con dei Rolex finti al polso e lo hanno mandato a fare in culo.

Lui si è preoccupato, ma il suo capo esperto di marketing gli ha detto: “Studiati cos’è il libero arbitrio e fammi una proposta su come fare per metterlo ko”. La sera, davanti alla tv gli è bastato Biscardi per capire a cosa serve il dopo. Hanno cominciato con gli arbitri: Biscardi fa analizzare da puntigliosi ingegnerini come stavano le cose mezzo battito cardiaco prima del tiro, del passaggio, del calcione negli stinchi. E viene fuori che Collina non aveva visto un alluce in fuorigioco, e allora? Cambia il risultato della gara? Cambia la classifica? Perché questo feticismo del dopo?

Anche gli arbitri hanno una carriera! Devono cercare di mediare. Ci sono più colpi di sirena delle forze dell’ordine dietro allo sport che dietro alla ‘ndrangheta! Ma ancora più interessante e scandaloso è il funzionamento arbitrario di questo strumento contro il libero arbitrio.

Qualcuno si era forse accorto della partita Genoa-Venezia grazie al Processo del lunedì? No! E perché? Perché quello sarebbe stato un fatto di giustizia e quindi una decisione da prendere, là invece c’è una palude dove buttare le decisioni già prese perché se ne prendano sempre di meno in futuro. Tra qualche anno le decisioni verranno sostituite da linee guida valide per ogni cosa! Andare dietro, seguire, allinearsi al centro in una dissolvenza televisiva completa fino a non decidere più nulla!

I nostri nonni – il mio, che diceva: “Secondo me è così e basta”, oggi sembrerebbe una specie di pazzo furioso – ora li mettiamo davanti alla tv, con le cuffiettine, un bel tranquillante e per fortuna non c’è un cazzo che funzioni per la memoria! Ma perché è così facile fare dei sedativi e non fare dei memorizzanti? Nessun complotto, nessun grande segreto: la ragione è infinitamente più debole della confusione mentale e così basta che la telecamera ti proponga un momento dopo quello che è successo un momento prima per non avere più le idee chiare!

Che effetto fa sul libero convincimento dell’arbitro sapere che questo suo attimo di irripetibile persuasione sarà tolto dalla sua mente di prima e messo in quella di Biscardi dopo? Io non mi farei mettere nella mente di Biscardi neanche la lista della spesa. Ma perché a condurre Il processo del lunedì ci sta una persona così ignorante e incontinente? È semplice: tutti possono giudicare l’arbitro, perfino Biscardi. E così partecipiamo alla partita e siamo contenti, più democraticamente coinvolti nelle cose del mondo.

Ma alla fine chi è l’arbitro? La cosa che ci somiglia di più è il panda: è bianco e nero e in via d’estinzione. E cosa somiglia ancora di più a un arbitro? Il giudice, il magistrato. Ho detto di recente che i magistrati pur di andare avanti con i processi devono fare i giornalisti.

Ma non è giornalismo, è la legge! È previsto dalla legge che se ci sono tanti italiani danneggiati si dia pubblica notizia dell’imminenza del processo e quindi dell’occasione di costituirsi parte civile e di esercitare il libero arbitrio. E forse Fede non lo sa? Feltri neppure? Davvero non lo sanno e quindi non ci informano correttamente perché sono ignoranti?

E le intercettazioni? Se le levi agli inquirenti è come togliere la parola a un comico, il bisturi a un chirurgo, la vanga a un contadino e la tv a Berlusconi. E se trapelano? Intanto io dico: che fortuna! Che trapelino un pochettino di cose in questo paese di tappeti pieni di sporcizia sotto e neanche ben puliti sopra!

Ci sono già le leggi sul segreto istruttorio, ma il trapelamento è forse un buon pretesto, secondo Berlusconi e soci, per fare una legge che limiti le intercettazioni solo a indagini su mafia e terrorismo? Pedofili, contrabbandieri e lanciasassi a tradimento stanno tirando un sospiro di sollievo. La polizia si sta attrezzando per tornare ai cari vecchi schiaffoni. Il sangue e il dna sono roba da indagati poveri, che lasciano cicche. Un falso in bilancio non lo scoprono nemmeno i Ris di Parma!

Dopo avere depenalizzato di tutto, come il falso in bilancio, in caso di trapelamento sarebbero “da cinque a dieci anni!”, dice Dorian Gray, che ora cerca di trasformarsi in un Peter Pan liftato con la bandana al vento che canta a Porto Cervo. Falsare un bilancio con dolo è evidentemente una cazzata in confronto a far trapelare una verità che non sarà mai interpretata dall’uomo dotato di libero arbitrio.

Se Biscardi non sopporta che l’arbitro prenda delle decisioni durante la partita figuriamoci se Berlusconi può sopportare che un magistratello prenda delle decisioni su di lui, la sua opera per il paese. Lui che sa tutto quello che abbiamo appena detto al punto di sentirsi frainteso quando dice cazzate davanti alle tv di tutto il mondo.

Infatti solo lui, che sa davvero quel che serve all’Italia, riesce a sputtanare il paese con tanta efficienza, ottimismo e disinvoltura. Lasciamolo provare ancora un po’ poverino, malversato, vittima della magistratura; vuole solo aiutarci con un piccolo ultimo falso in bilancio: quello dello stato. Solo la morte del libero arbitrio potrebbe impedirci di svegliarci un giorno e capire che i sogni son più belli con la pancia piena.

Questo testo è tratto dallo spettacolo beppegrillo.it

Internazionale, numero 608, 16 settembre 2005

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