Su un punto in particolare François Hollande è stato chiarissimo. Nel suo discorso di lunedì il presidente francese ha sottolineato che il suo desiderio di far “corrispondere un patto di solidarietà al patto di stabilità”, che restituisca potere d’acquisto ai francesi tagliando le imposte ai privati e i costi di produzione per le imprese, lo porterà a non rispettare il tetto del deficit e di indebitamento che la Francia e i suoi partner si sono imposti a maggioranza.

È precisamente questo che intende Hollande quando sostiene che “il governo dovrà convincere l’Europa che il contributo della Francia alla competitività e alla crescita dev’essere tenuto in conto nel rispetto di nostri impegni”. Ma davvero le ragioni di Parigi saranno comprese dalla maggioranza conservatrice che domina in Europa e dalla Commissione europea, incaricata di vigilare sull’applicazione degli accordi comunitari?

Non sarà facile, ma probabilmente alla fine l’Europa accetterà la posizione del governo francese, per diversi motivi. Il primo, ingiusto e difficile da digerire, è che la Francia è un paese dal peso troppo grande nell’economia europea perché si possa pensare di imporle misure sgradite. Nell’Unione europea (come un po’ dappertutto) le eccezioni si fanno spesso per i più forti e raramente per i più deboli.

La seconda ragione per cui Hollande ha ottime possibilità di farsi ascoltare dalla Commissione è che le critiche nei confronti delle politiche di rigore sono sempre più diffuse. Gli Stati Uniti hanno dichiarato senza mezzi termini che l’austerità è una follia, e gli economisti che la sostengono sono sempre di meno. Pur sottolineando la necessità di ridurre il deficit, infatti, gli esperti criticano il fatto che questo sforzo non sia accompagnato da politiche di rilancio nazionali ed europee.

Il segnale più evidente di questa evoluzione viene dagli elogi incassati dal nuovo capo del governo italiano, Matteo Renzi. In Europa questo giovane primo ministro è improvvisamente diventato il bambino della favola che dichiara a tutti che il re è nudo. Renzi ha deciso di investire grandi somme di denaro per rilanciare l’economia italiana, spiegando che il risanamento dei conti pubblici deriva dalla crescita e non dal rigore assolutista.

Europeista convinto e molto vicino a Hollande, Renzi guida quella parte di Europa che sostiene la necessità di smorzare le politiche di rigore. Questa nuova consapevolezza fa proseliti persino a Berlino, perché le politiche attuali, che siano considerate economicamente positive o controproducenti, stanno comunque arrecando gravi danni politici all’Unione, ormai identificata con un’austerità inevitabilmente impopolare.

L’ultima ragione per cui la Commissione potrebbe cedere alle argomentazioni del presidente francese, infine, viene dal fatto che le prossime elezioni europee potrebbero portare in parlamento una nuova maggioranza favorevole al rilancio economico.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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