Mercoledì il parlamento greco si pronuncerà sulla scelta del nuovo presidente della repubblica. A priori l’importanza del voto non è enorme, perché in Grecia il capo di stato ha una funzione puramente rappresentativa e perché sappiamo già che quasi certamente dal primo turno non emergerà un’investitura. Eppure ad Atene si gioca una partita decisiva.
Il primo ministro Antonis Samaras e la coalizione di governo (che comprende la destra e la sinistra) infatti hanno chiamato i parlamentari a pronunciarsi sulla politica di risanamento dei conti pubblici e sull’austerità europea voluta dalla Germania e dalla maggioranza dei paesi dell’Unione europea. L’elezione del presidente, prevista per febbraio o marzo del 2015, è stata anticipata da Samaras nell’ottica di una partita a poker che ha fatto perdere alla borsa di Atene il 20 per cento in pochi giorni.
L’obiettivo del primo ministro è quello di ottenere, attraverso l’elezione del suo candidato, un chiaro appoggio del parlamento alla prosecuzione dei tagli alla spesa pubblica pretesi dall’Unione europea, dal Fondo monetario internazionale e dalla Banca mondiale in cambio dell’aiuto finanziario concesso alla Grecia, che sei anni fa ha rischiato il fallimento.
Samaras e la sua coalizione hanno bisogno del sostegno del parlamento perché, mentre il paese comincia a risalire la china, il malcontento popolare di fronte alla terapia d’urto imposta alla Grecia e al calo delle pensioni, dei salari e della spesa pubblica è sempre più evidente. Alla fine di novembre uno, sciopero generale ha paralizzato il paese. Le manifestazioni si moltiplicano e Syriza, il nuovo partito di sinistra filoeuropeo ma antiausterità, è in testa ai sondaggi con il 34,5 per cento delle intenzioni di voto.
La Grecia è sempre più ingovernabile. La coalizione al potere deve dimostrare di poter controllare il parlamento per riprendere la situazione in mano, ma può contare solo su 155 deputati su 300, quando ai primi due turni servono 200 voti per eleggere un candidato (che scendono a 180 nel terzo e ultimo turno in programma il 27 dicembre). Il messaggio del primo ministro è chiaro: se il governo non troverà sufficiente appoggio dai piccoli partiti e dai parlamentari indipendenti per eleggere il suo candidato si andrà alle elezioni anticipate previste dalla costituzione in caso di stallo, con una possibile vittoria della nuova sinistra.
I mercati sono nel panico. La Commissione europea teme di veder riproporre la questione di una possibile uscita della Grecia dall’euro e fa apertamente campagna per il primo ministro. Secondo i sondaggi anche l’opinione pubblica greca ha paura. In ogni caso, se Alexis Tsipras e la nuova sinistra arriveranno al potere, la Grecia non sarà certo guidata da una forza nazionalista e isolazionista. Come Podemos in Spagna, Syriza sogna una politica europea nuova, come nuova sarebbe la situazione in Grecia in caso di una sua vittoria.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
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