Auschwitz è il male fine a se stesso
Vent’anni fa la presidente della camera dei deputati tedesca, Rita Süssmuth, disse qualcosa di estremamente importante e profondamente giusto, anche se molti la fraintesero: “Il crimine di Auschwitz non è paragonabile a nulla”. Con “crimine di Auschwitz” la presidente della camera intendeva la totalità del processo di annientamento degli ebrei d’Europa da parte dei nazisti. Ma cos’ha di così unico questo crimine enorme, atroce e deliberato?
La risposta non è legata alla portata del crimine, perché nei campi di Stalin (anche se in trent’anni e non in quattro) sono morte molte più persone. E non è nemmeno legata al fatto che si sia trattato dello sterminio organizzato di un popolo intero, perché prima di Auschwitz c’era stato il genocidio degli armeni turchi nel 1915 e successivamente c’è stato quello dei tutsi del Ruanda.
La peculiarità del massacro degli ebrei è un’altra: si è trattato di un crimine assolutamente incomprensibile, mentre tutti gli altri stermini della storia, per quanto abominevoli come Auschwitz, hanno avuto una parvenza di spiegazione. La mostruosità della tratta degli schiavi nasce dalla volontà di arricchirsi di chi l’ha organizzata. Stalin e il suo regime potevano sopravvivere soltanto attraverso il terrore del gulag. I turchi ritenevano che l’esistenza degli armeni minacciasse l’integrità di ciò che restava del loro impero perduto. Gli hutu hanno massacrato più di mezzo milione di tutsi in meno di un mese per assicurarsi la supremazia e animati da un risentimento sociale e storico. Come Stalin, anche i Khmer rossi hanno sterminato i loro compatrioti per rafforzare e salvare il loro regime. Ma gli ebrei?
Come si può spiegare il fatto che i nazisti abbiano deciso di annientare gli ebrei, tutti gli ebrei, non solo gli ebrei comunisti o liberali o avversari del regime, ovunque e indistintamente e a prescindere dall’età e dalle opinioni? Come si può spiegare che questa missione sia diventata talmente prioritaria da spingere i nazisti, in piena conquista dell’Europa, a mobilitare una quantità enorme di risorse, uomini, treni, tempo ed energia, inventando un’industria della morte per uccidere uomini che erano un ostacolo alle ambizioni del terzo reich né più né meno di tanti altri?
La shoah è incomprensibile perché è il male fine a se stesso incarnato dall’omicidio di sei milioni di persone. È vero, il crimine di Auschwitz non è paragonabile a niente e perseguita le coscienze ancora oggi. Questo crimine dà le vertigini perché solleva interrogativi senza risposta sulla natura umana, sul fallimento morale, sulle leggi contro gli ebrei promulgate a Vichy prima ancora che i nazisti avanzassero le loro pretese, su tutti quelli che hanno detto “no” e hanno nascosto e aiutato i perseguitati mentre altri denunciavano anche i bambini o facevano finta di niente. Auschwitz è tutto questo, il grande “perché” e l’impossibilità di rispondere.