È ancora troppo presto per seppellire gli accordi di Minsk, ma le cose non vanno bene. Il problema non è tanto che i separatisti appoggiati dalla Russia abbiano intensificato l’offensiva fino a sabato a mezzanotte (ora in cui è scattato il cessate il fuoco) e che l’esercito russo abbia trasportato armi pesanti in Ucraina mentre l’accordo era in fase di definizione; in tutti i conflitti si cerca sempre di assicurarsi il vantaggio massimo prima che le armi tacciano.

Il problema non è neppure che i combattimenti non si siano interrotti del tutto domenica, perché un cessate il fuoco non è mai istantaneamente rispettato, nemmeno quando è sostenuto da tutte le parti in causa. Questi scontri, ampiamente previsti, sono solo incidenti di percorso. Il vero problema è la volontà dei separatisti, chiara e manifesta, di proseguire il loro assalto alla città di Debaltseve e ai suoi dintorni, bastione ucraino e spina nel fianco dei territori ribelli.

I separatisti ribadiscono che Debaltseve gli appartiene perché è circondata dai loro territori e perché prima del cessate il fuoco erano sul punto di conquistarla. Per questo motivo nella giornata di martedì sono entrati in città facendo prigionieri, senza manifestare alcuna intenzione di interrompere un’avanzata apparentemente inarrestabile. In questo caso non si tratta di un incidente, ma di una violazione palese degli accordi di Minsk, perché i separatisti vogliono conquistare un nuovo territorio a più di tre giorni dal cessate il fuoco. L’aspetto più grave della faccenda è che Vladimir Putin, anziché condannare questo atteggiamento, lo approva apertamente.

Da Budapest, dove si trova in visita ufficiale, il presidente russo ha manifestato la speranza che “le autorità ucraine non impediscano ai loro soldati di deporre le armi”, perché secondo lui è questo che metterebbe in pericolo il cessate il fuoco e non l’avanzata dei separatisti. Per Putin questa tensione era “prevedibile” perché Debaltseve era accerchiata al momento della firma degli accordi e i soldati ucraini (a suo dire) hanno tentato senza successo di rompere questo accerchiamento. In altre parole il presidente russo riprende le argomentazioni dei separatisti, proprio mentre il suo rappresentante al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite firma una risoluzione che chiede “il pieno rispetto degli accordi di Minsk”.

Le cose vanno male, perché un’eventuale caduta di Debaltseve, seguita dall’occupazione della città da parte dei separatisti farebbe salire la tensione alle stelle: innanzitutto a Kiev, dove un’umiliazione di questo tipo metterebbe in difficoltà i sostenitori di una soluzione politica; poi a Washington, dove i repubblicani aumenterebbero la pressione su Barack Obama affinché consegni armi all’Ucraina; infine nell’Unione europea, le cui capitali meno favorevoli a un compromesso con la Russia potrebbero accusare Angela Merkel e François Hollande di aver peccato di ingenuità.

Solo Vladimir Putin potrebbe evitare tutto questo. Farlo sarebbe nel suo interesse, ma non è detto che ne sia cosciente.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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