L’unica certezza è che l’estrema destra continua a mettere radici in Francia. Quattro giorni dopo il primo turno delle elezioni dipartimentali, dobbiamo constatare che il Front national ha conquistato le piccole comunità, ha confermato la sua presa sul mondo operaio, attira elettori delle frange più povere della popolazione (quelle che finora avevano scelto l’astensione) e comincia ad avere un seguito anche nei quartieri alti, dove lo si preferisce a una destra giudicata ormai troppo molle.

Oggi la Francia deve fare i conti con un tripartitismo totalmente estraneo alle sue istituzioni. Il sistema maggioritario, costruito per favorire i grandi partiti e garantire l’emergere di maggioranze politiche stabili, potrebbe presto giocare in favore del Front national. Questi sono i fatti, ma quali saranno gli sviluppi futuri?

Difficile dirlo. Politologi, esponenti politici e giornalisti brancolano nel buio perché i segnali inviati dall’elettorato sono profondamente contraddittori. L’Fn guadagna terreno dopo aver ottenuto buoni risultati alle elezioni municipali e alle europee, dove si pensava potesse sfogarsi senza grosse conseguenze, ma allo stesso tempo non ha aumentato la sua percentuale di votanti. Contrariamente a quanto annunciavano i sondaggi che davano il partito vicino al 30 per cento, infatti, il Front national non ha superato il 25 per cento in media nazionale, e sembra dunque aver raggiunto il suo tetto. Se così fosse, si affermerebbe come una sorta di nuovo partito comunista, ovvero una forza politica reale, ma incapace di arrivare al potere.

In effetti solo il 27 per cento degli elettori di destra sarebbe disposto a votarlo al secondo turno, mentre il 46 per cento sceglierebbe l’astensione e il restante 27 per cento preferirebbe addirittura votare la sinistra pur di ostacolare l’Fn. A sinistra, quasi il 60 per cento degli elettori sarebbe disposto a votare la destra pur di evitare una vittoria degli estremisti. Il Front national è ancora un partito che spaventa, uno spauracchio per la maggioranza dei francesi decisi a mettere da parte le loro divergenze pur di relegarlo all’opposizione. Il problema è che il confronto con il vecchio Partito comunista ha i suoi limiti.

I comunisti erano infatti penalizzati dall’Unione Sovietica e dalla minaccia che rappresentava per il mondo libero. Marine Le Pen, invece, pur essendo finanziata da Vladimir Putin (“un prestito bancario”, si giustifica) non è percepita come un’agente di una potenza straniera. Inoltre l’ostilità verso l’Unione europea e verso gli immigrati musulmani, i temi cardine della sua azione politica, hanno una risonanza a destra e a sinistra che la paura per il sovietico non ha mai avuto.

In questo momento non esiste una separazione netta tra l’elettorato di destra e quello di estrema destra, tanto che Nicolas Sarkozy attacca Le Pen accusandola di aver presentato un programma economico e sociale ispirato all’estrema sinistra. La destra ha difficoltà a smarcarsi dall’estrema destra senza perdere voti, e intanto oltre metà degli elettori dell’Fn sceglie la destra quando questo è l’unico metodo per battere la sinistra. In poche parole le urne potrebbero operare una fusione tra la destra e l’estrema destra, e l’unico modo di evitarlo è creare un grande partito di centro o una coalizione che unisca i moderati di destra e sinistra.

Per il momento siamo ancora lontani, e l’unica certezza, profondamente inquietante, è che il Front national sta penetrando nel tessuto sociale francese.
(Traduzione di Andrea Sparacino)

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