Tra qualche ora potrebbe arrivare la notizia di uno storico compromesso sul nucleare iraniano. Al momento ci sono ancora complessi dettagli da definire, ma resta il fatto che nella giornata di domenica i negoziatori hanno lasciato trapelare il loro ottimismo. A questo punto è il caso di analizzare le conseguenze di un eventuale accordo.
Grazie all’intesa, innanzitutto, l’Iran posticiperebbe di una decina d’anni il momento in cui potrebbe costruire la bomba atomica. Sarebbe un’ottima notizia, perché l’alternativa sarebbe quella di permettere alla Repubblica islamica di diventare una potenza nucleare e trascinare il Medio Oriente in una corsa alla proliferazione oppure di far decollare i bombardieri e mettere in moto un meccanismo imprevedibile e pericoloso per l’intera regione.
La seconda conseguenza di un accordo sul nucleare sarebbe il rafforzamento a Teheran dei moderati eletti due anni fa con la promessa di ottenere la cancellazione delle sanzioni che soffocano l’economia nazionale. La terza conseguenza sarebbe un miglioramento considerevole del tenore di vita degli iraniani, che riconoscerebbero il merito di questo avanzamento al presidente Hassan Rohani modificando il rapporto di forze tra il regime e i riformatori a vantaggio di questi ultimi.
Un compromesso cambierebbe l’esistenza del popolo iraniano non soltanto materialmente, ma anche attraverso un aumento delle libertà, perché il velo imposto dalle istituzioni teocratiche potrebbe presto cadere rivelando al mondo la realtà iraniana, quella di un paese dall’elevatissimo livello culturale e in cui le donne, nonostante le apparenze, sono già molto emancipate e il tasso di natalità è paragonabile a quello europeo.
In questo momento è auspicabile che il negoziato non incontri un ostacolo insormontabile dell’ultima ora, ma è altrettanto vero che un accordo non porterebbe soltanto benefici.
In primo luogo l’Iran resterebbe uno “stato di soglia”, un paese che (come il Giappone) dispone della tecnologia necessaria a costruire la bomba in meno di un anno. Per questo motivo niente impedirebbe ad Arabia Saudita, Turchia o Egitto di voler raggiungere il livello della Repubblica islamica trasformando la polveriera mediorientale (in cui Israele è l’unico paese a possedere da tempo la bomba) in una polveriera nucleare.
Il solo pensiero di uno sviluppo di questo tipo fa venire la pelle d’oca, ma anche senza spingersi alle estreme conseguenze i paesi sunniti non saranno certo felici del rafforzamento dell’Iran sciita grazie al compromesso. D’altronde la sola prospettiva di un accordo sul nucleare li ha spinti a intervenire nello Yemen per impedire agli houthi, gli sciiti locali sostenuti da Teheran, di conquistare il potere. Il rafforzamento dell’Iran preoccupa enormemente tutti i paesi sunniti, ed è per questo che un compromesso sul nucleare potrebbe essere il preludio a una lunga guerra di religione in Medio Oriente.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
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