Prima è toccato alla Grecia e alla Spagna. Ora è il turno del Regno Unito, dove la sinistra radicale è in grande ascesa grazie a Jeremy Corbyn, l’uomo che domani potrebbe prendere le redini del Partito laburista dopo essere diventato a sorpresa il grande favorito delle primarie.
Deputato dal 1983, nato nel 1949 e pessimo oratore, Corbyn non ha né la gioventù né l’aura di novità né il carisma di Pablo Iglesias o di Alexis Tsipras. Con la sua barba bianca, gli occhiali e l’aspetto di un vecchio professore, Corbyn è l’esatto opposto dei leader di Podemos e Syriza, ma è proprio questa sua aria di saggezza ad aver sedotto tanti militanti e simpatizzanti di sinistra, che si sono iscritti in massa alle primarie per votarlo.
In Corbyn i laburisti hanno visto l’uomo della resurrezione della vecchia sinistra, quella che piegava l’industria a forza di scioperi e investiva nelle strutture collettive per stimolare la crescita e ridistribuire le ricchezze. Senza enfasi, Corbyn ha continuato a parlare di nazionalizzazioni denunciando i tagli alle spese sociali e chiedendo un aumento delle tasse per le aziende e per i più ricchi. Finora il suo approccio ha avuto un grande successo.
Le nuove libertà del settore industriale
Ancora non sappiamo se questo basterà a regalargli una maggioranza, ma è evidente che il messaggio di Corbyn piace moltissimo al popolo della sinistra, ansioso di ascoltare parole di sinistra dopo gli anni di Thatcher, Blair e Cameron.
Come possiamo giudicare questo fenomeno? Prima di tutto è sicuramente positivo che nuove voci, giovani e meno giovani, restituiscano la speranza agli elettori di sinistra in un momento in cui i grandi partiti socialdemocratici stanno crollando ovunque in Europa.
Come la destra, anche la sinistra (una sinistra forte e organizzata) è indispensabile al dibattito di idee, all’alternanza e al buon funzionamento della democrazia. Non possiamo far altro che apprezzare questo vento nuovo che soffia sulla sinistra europea, ma il problema della nuova sinistra è che non sembra aver compreso le ragioni dell’impasse della sinistra tradizionale.
Le sinistre classiche sono in grande difficoltà perché in passato hanno rispettato il loro mandato regalando all’Europa un livello di protezione sociale senza pari, ma oggi le nuove rivoluzioni industriali impongono alle imprese di innovare senza dover contribuire a questo sistema di protezione prima ancora di essersi affermate, poiché il rapporto di forze tra il capitale e il lavoro non è più quello del dopoguerra.
Negli anni trenta il bisogno di manodopera e la paura del comunismo avevano spinto l’industria a fare concessioni a cui oggi non sono più costrette, perché possono investire dove vogliono, perché l’Unione Sovietica non esiste più e perché la disoccupazione è altissima. Oggi non basta accusare la sinistra tradizionale di aver fallito o di aver tradito i suoi ideali. Bisogna anche inventare una sinistra del nuovo secolo, e in questo senso le nuove sinistre sono solo all’inizio.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
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