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Marine Le Pen deve decidere cosa vuole dall’Unione europea

Marine Le Pen al parlamento europeo, a Strasburgo, in Francia, il 10 giugno 2015. (Vincent Kessler, Reuters/Contrasto)

Quando non si è una parlamentare europea, come lo è Marine Le Pen, è perfettamente comprensibile non capire le istituzioni europee. Bisogna infatti tenere presente che l’Unione è una novità assoluta, una federazione in divenire, un gruppo di stati sovrani che hanno deciso di determinare insieme il futuro comune in molti ambiti e che dispongono di tre istituzioni fondamentali: la commissione, il parlamento e il consiglio.

Se qualcuno vuole abbandonare il progetto europeo è libero di tirarsi la zappa sui piedi

Composta da persone nominate dai governi europei, la commissione propone le politiche agli stati, vigilia sul rispetto dei trattati e applica le decisioni prese dagli stati in occasione delle loro riunioni. Il parlamento, equivalente alla camera dei deputati dell’Unione perché i suoi deputati sono eletti a suffragio universale al livello paneuropeo, ha poteri sempre più ampi ma che restano relativi, perché gli stati cercano di salvaguardare la loro autonomia. Il consiglio, infine, è una camera degli stati che riunisce i 28 capi di stato e di governo e prende tutte le decisioni in funzione della sua maggioranza (attualmente di destra), formata dai governi nati dalle elezioni nazionali.

Una frase senza senso

Questo sistema ha una sua coerenza, che purtroppo sfugge alla maggioranza dei cittadini europei. Il motivo di questo malinteso è che le istituzioni europee sono ancora troppo giovani e in costante evoluzione, ma evidentemente il compito di un deputato europeo non è quello di alimentare questa confusione.

Non si può dire, come ha fatto Le Pen, parlamentare a Strasburgo, che “se l’Unione restituirà la sua sovranità al popolo francese allora dirò al popolo francese che possiamo restare nell’Unione”. Questa frase non ha alcun senso.

Possiamo pensare a un’evoluzione del Front national in merito alla presenza della Francia all’Unione, come ha fatto Le Monde il 5 novembre, ma delle due l’una: o il Front national ritiene che per la Francia è dannoso restare nell’Unione (e quindi deve ribadire questa posizione a rischio di perdere voti) oppure il partito deve ammettere di aver cambiato opinione e di aver seguito fino a oggi la linea sbagliata.

L’Fn deve scegliere tra queste due opzioni, e non può ipotizzare uno scenario in cui “l’Unione cede la sua sovranità” perché l’Unione non esiste di per sé ma è la somma degli stati che hanno liberamente scelto di farne parte.

L’Unione non può restituire alcuna sovranità perché gli stati hanno usato la loro sovranità per scegliere di unirsi. Se qualcuno vuole abbandonare il progetto europeo è libero di tirarsi la zappa sui piedi, mentre quelli che vogliono restare devono rispettare gli impegni presi. Chi vuole farlo ha i mezzi per condurre una battaglia politica contribuendo a un cambio di maggioranza, ma non si può dire “se l’Unione ci restituisce la nostra sovranità”. Questa posizione è assurda o semplicemente disonesta.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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