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Una tempesta sulle primarie americane

Una sostenitrice di Bernie Sanders durante il suo intervento all’università del Northern Iowa, a Cedar Falls, il 24 gennaio 2016. (Mark Kauzlarich, Reuters/Contrasto)

Ci siamo. Il prossimo 1 febbraio tocca all’Iowa, mentre otto giorni più tardi sarà il turno del New Hampshire. La corsa delle primarie americane, che in estate designeranno i candidati del Partito democratico e di quello repubblicano alle presidenziali del prossimo 8 novembre, è cominciata in modo sorprendente.

La sorpresa più recente è che un socialista (negli Stati Uniti!) comincia davvero a preoccupare Hillary Clinton, considerata fin dall’inizio la favorita all’investitura democratica. Clinton è una delle donne più conosciute al mondo e ha una grande esperienza presidenziale perché ha avuto un ruolo di primo piano durante i due mandati di suo marito Bill, 42º presidente degli Stati Uniti tra il 1993 e il 2001. La sua conoscenza della politica mondiale nasce anche dal suo trascorso come segretaria di stato dell’amministrazione Obama per quattro anni, ma non è tutto.

La sinistra realista di centro

Prima ancora di essere un’esponente politica, Hillary Clinton è una donna che potrebbe diventare la prima presidente degli Stati Uniti rompendo il monopolio maschile alla Casa Bianca. Dalla sua, Clinton ha dunque l’esperienza e la novità, ma a forza di essere sul proscenio nessuno si sorprende più della sua presenza. Inoltre ha finito per incarnare la sinistra realista spostata al centro e tanto amata dal mondo degli affari.

Il problema è che dopo la crisi di Wall street, le banche e le multinazionali non sono più molto popolari negli Stati Uniti, ed è in questo contesto che è emerso Bernie Sanders, socialista di 74 anni, e da 25 anni senatore del Vermont.

Oggi un nome non è più una garanzia perché gli elettori vogliono personaggi che non abbiano paura di sconvolgere lo status quo

La denuncia fatta da Sanders dei legami tra Clinton e Wall street, il suo passato come difensore dei diritti civili e la sua difesa di un’assistenza sociale all’europea hanno entusiasmato i giovani elettori democratici. I sondaggi danno Sanders impegnato in un testa a testa con Clinton in Iowa e in vantaggio in New Hampshire.

La partita è ancora aperta, ma l’avanzata di Sanders comincia a preoccupare gli analisti anche perché, di fatto, è paragonabile a quella di Donald Trump sul versante repubblicano.

Naturalmente Trump e Sanders non hanno niente in comune, ma resta il fatto che, al pari di Sanders, anche il miliardario che si è appena vantato di “poter sparare a uno per strada senza perdere consensi” ha smentito tutti i pronostici affermandosi come grande favorito alle primarie repubblicane relegando in secondo piano figure già affermate come Jeb Bush, figlio e fratello di ex presidenti.

Oggi un nome non è più una garanzia, perché gli elettori vogliono nuovi personaggi che non abbiano paura di sconvolgere lo status quo né di rivolgersi ai settori più radicali dei due schieramenti.

Esistono diverse similitudini tra lo scacchiere europeo e quello statunitense, e questo scenario è osservato da vicino dall’ex sindaco di New York Michael Bloomberg, ricchissimo repubblicano diventato indipendente che si chiede se è arrivato il momento anche per lui di scendere in campo.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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