L’Ucraina ha i suoi torti, come li hanno gli occidentali. Ma il primo dei problemi, oggi, è la Russia. Il torto principale degli ucraini è quello di non aver voluto riconoscere i legami storici, economici e culturali delle regioni orientali con la Russia, simili a quelli delle regioni occidentali con la Polonia e l’Europa occidentale.
L’Ucraina è un paese di frontiera – il nome Ucraina significa letteralmente “vicino al confine” – che segna i confini tra due Europe. Fino a quando la sua diversità interna non avrà un riconoscimento legale e amministrativo, la Russia potrà approfittare di questa debolezza per continuare a interferire nelle faccende interne di un paese che un tempo controllava, alimentando il caos e sostenendo militarmente e finanziariamente il conflitto in Ucraina orientale.
Il secondo torto degli ucraini è quello di non aver fatto niente per modernizzare il loro stato, combattendo la corruzione e mettendo un minimo d’ordine nella vita politica, oggi fin troppo legata agli interessi privati dei grandi patrimoni e alle ambizioni dei piccoli capi clan. L’Ucraina, in sostanza, dovrebbe cominciare ad aiutare se stessa.
La Russia non accetterà mai che la Nato si avvicini ulteriormente al suo territorio
Quanto al torto degli occidentali, è chiaramente quello di aver mantenuto una grande ambiguità sulle loro intenzioni. Evidentemente, se davvero vogliono allargare l’Alleanza atlantica fino alla frontiera russa includendo l’Ucraina, allora i loro rapporti con Mosca sono destinati a deteriorarsi sempre di più. La Russia non accetterà mai che la Nato si avvicini ulteriormente al suo territorio nonostante avesse ricevuto garanzie del fatto che l’Alleanza atlantica non avrebbe approfittato della sua ritirata dall’Europa centrale. La Russia non vuole la Nato in Ucraina così come l’Europa occidentale non vorrebbe mai che un’alleanza militare dominata dalla Cina o dalla Russia s’installasse in Svizzera. È arrivato il momento di trarre le dovute conclusioni da questo fatto innegabile.
Gli occidentali possono stabilire che è nel loro interesse alimentare la tensione con la Russia e mantenere l’ambiguità anche se chiaramente non hanno alcuna intenzione di morire per l’Ucraina orientale, oppure possono scegliere la via della distensione e dichiarare pubblicamente e solennemente che non intendono allargare a est l’Alleanza atlantica.
Naturalmente ci sarebbe una contropartita. L’impegno degli occidentali dovrebbe essere inserito all’interno di un compromesso che possa garantire la neutralità dell’Ucraina e la non ingerenza dei vicini russi e occidentali nelle sue faccende interne. In sostanza l’Ucraina diventerebbe un ponte tra i due pilastri del continente Europa, l’Unione europea e la Federazione russa. Procedere in questa direzione sarebbe nell’interesse dell’Ucraina, dell’Unione e della Federazione. Per il momento, però, per quanto sia incomprensibile e assurda l’ambiguità degli occidentali, il vero fattore di destabilizzazione è il presidente russo.
Vladimir Putin ha cominciato annettendo la Crimea. È vero, la penisola ucraina è stata russa fino al 1954 (dopo essere stata greca, bizantina, ottomana e tartara) ma resta il fatto che abbiamo assistito alla prima annessione territoriale in Europa dopo la seconda guerra mondiale. Con questa palese violazione del diritto internazionale, il presidente russo ha intaccato la stabilità continentale. In seguito Putin ha deciso di creare, finanziare e armare un movimento secessionista in Ucraina orientale, portando la guerra nel cuore del continente europeo. Ora il Cremlino vuole assicurarsi il controllo esclusivo del mar d’Azov, trasformandone le acque internazionali in un lago interno russo soltanto perché, dopo l’annessione della Crimea, le due sponde dello stretto di Kerch sono russe.
In sostanza Putin utilizza la prima annessione per giustificarne una seconda, e in questo modo soffoca due porti ucraini essenziali per le regioni orientali. In sostanza Putin sta “russificando” ulteriormente la regione, probabilmente in vista di una terza annessione che calpesterebbe la sovranità ucraina e alimenterebbe le paure in Polonia e negli stati baltici. Dopo aver sparso la polvere da sparo, Putin vuole accendere il fiammifero.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
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