Liz Heron, responsabile dei social media del Wall Street Journal, ha annunciato un cambiamento nell’organizzazione della redazione online del suo giornale. Heron andrà a dirigere una squadra di giornalisti e tecnici che si occuperanno non solo dei social network, ma anche delle applicazioni e dello sviluppo di piattaforme ottimizzate per i tablet e gli smartphone.

La parola

social scompare dal suo titolo professionale, ma, d’altronde, lei stessa aveva predetto nel 2011 che il social media editor sarebbe stato un ruolo transitorio e non sarebbe durato più di cinque anni.

Dopo l’annuncio di questa notizia si è parlato molto sui giornali del futuro della figura del social media editor nelle redazioni: su BuzzFeed

Rob Fishman ne annuncia drasticamente “la morte”, mentre per Anthony De Rosa è necessario considerare che ogni redazione ha le sue esigenze: “Non si può affermare che tutte sono evolute a un livello tale da non aver più bisogno di specialisti con competenze specifiche sui social nework”. La pensa così anche Mandy Jenkins quando scrive che “in molte testate l’evangelizzazione ai social media non è un’opera conclusa”.

Su Poynter si sottolinea come quello del social media editor sia un ruolo in evoluzione: il compito di Heron si amplia a responsabilità digitali che comprendono le piattaforme mobili e il video, e il suo lavoro sarà “pensare in maniera strategica per spingere le redazioni lontane dalle loro certezze”.

In fondo, come suggerisce Marina Petrillo questo cambiamento è segno di un’integrazione sempre maggiore tra ruoli diversi all’interno delle redazioni ed è una buona notizia.

(dc)

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