Si chiama Irpileaks ed è uno strumento che serve per inviare notizie in modo anonimo ai giornalisti di Irpi, un’agenzia italiana di giornalismo d’inchiesta, nata poco più di un anno fa dall’idea di otto giovani reporter con la passione per le inchieste.

Irpileaks è stata presentata questa mattina ed è la prima piattaforma italiana per “whistleblower”, testimoni di fatti e notizie che hanno bisogno di un canale protetto per inviare segnalazioni anonime alla stampa.

Come altri strumenti simili, Irpileaks garantisce l’anonimato della fonte grazie a Tor, browser che consente di navigare sul web senza lasciare traccia dei propri dati.

Alessia Cerantola (@aisselax), una delle fondatrici di Irpi, mi spiega che per la creazione della piattaforma l’ispirazione è arrivata dal giornalismo anglosassone, dove questo sistema è molto diffuso: “In Italia c’era una lacuna per questo specifico tipo di servizio e per molte persone è rischioso denunciare episodi di corruzione, tangenti, frodi”.

A metà tra una cooperativa giornalistica e il modello non profit ProPublica, Irpi “non è una testata giornalistica”, chiarisce Cerantola, “ma si finanzia attraverso bandi pubblici, crowdfunding e donazioni. Le inchieste durano anche 6-7 mesi e al termine cerchiamo un giornale disposto a pubblicarci”.

Con questo nuovo strumento i giornalisti di Irpi si aspettano di ricevere “materiali su tematiche che riguardano contraffazioni, criminalità organizzata, quel tipo di notizie che è difficile far arrivare a testate tradizionali o dove è raro che i giornalisti possano lavorare su questi temi per lungo tempo”, aggiunge Cerantola.

Irpileaks è stato creato grazie alla collaborazione il centro studi Hermes per la trasparenza e diritti umani digitali, che ha messo disposizione la tecnologia di base del software GlobaLeaks.

(dc)

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