Dall’inizio del ventesimo secolo, e con una forte accelerazione via via che gli strumenti tecnici diventavano più accessibili, la fotografia si è democratizzata. Lo si vede in particolare nel numero sempre maggiore di fotoricordo che accompagnano i periodi di vacanza.

Riservata in un primo tempo a un’élite, talvolta molto dotata come nel caso di Jacques-Henri Lartigue, che ha lasciato degli album meravigliosi sulla belle époque, la fotografia ha riempito centinaia di migliaia di album. In tempi in cui le istituzioni si interessano sempre di più alla fotografia “anonima” o “vernacolare”, questi album sono esposti, analizzati, pubblicati e commentati, spesso con nostalgia.

Senza dubbio costituiscono un documento su epoche finite, la memoria più intima di vacanze di famiglia e di viaggi sempre più lontani ed esotici: chi non ricorda le estenuanti proiezioni di diapositive che, in autunno, riunivano la famiglia intorno alle foto dello zio o della zia abbronzati in Grecia?

Oggi con le macchine digitali e i telefoni cellulari, le immagini di vacanza catturate e trasmesse sono milioni, e raramente vengono archiviate e conservate correttamente. Chissà se nel 2080 potremo ancora consultare la memoria delle vacanze del 2009.

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