In tante immagini che arrivano dalla Tunisia e dall’Egitto si vedono spesso persone che impugnano un telefono cellulare. Echi della rivolta, soffocata almeno per ora, in Iran, quando su internet si riversarono le immagini delle manifestazioni e della repressione, che crearono icone vere e false, veri e falsi martiri.
Senz’altro è la conferma che l’immagine oggi è un elemento costitutivo della nostra società e non solo un modo di renderne conto o di conservarne un ricordo. Realizzate come foto di famiglia o souvenir di viaggi, queste immagini, riprese in momenti che possono diventare storici, affascinano per la loro immediatezza. Arrivano molto rapidamente dal luogo fisico dove sono state riprese ai social network e al mondo intero.
I regimi non sono preparati a una minaccia così immediata: un flusso destinato a essere un nuovo elemento nei giochi di potere. L’impotenza dei governi è sottolineata dall’inadeguatezza delle loro reazioni, come, per esempio, cercare d’impedire l’accesso a internet nel paese. Questa dimensione visuale delle rivoluzioni è essenziale, ma pone comunque degli interrogativi. Fondamentalmente due.
Come verificare la fonte, etichettare e rendere elementi di informazione questi dati grezzi e spontanei che arrivano da non professionisti? E, guardando al futuro, come riunirli, conservarli e organizzarli in un corpus che sia decifrabile oggi e domani?
Internazionale, numero 883, 4 febbraio 2011
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