Lo so. Volendo commentare l’ultima campagna pubblicitaria di Benetton, divento vittima e complice più o meno involontario della provocazione. È una vecchia ricetta inventata da Oliviero Toscani in una celebre campagna. E questa scopiazzatura (si potrebbe quasi parlare di plagio) non è certo destinata a rimanere negli annali della pubblicità.
La cosa più interessante di tutta questa pantomima è stata la reazione del Vaticano e l’affermazione del suo potere. Intanto la foto che ritrae il bacio del papa con l’imam della grande moschea del Cairo è l’unica a essere stata ritirata. Ma le minacce del Vaticano sono senz’altro la cosa più appassionante. La Santa Sede ha deciso di “proteggere l’immagine del papa” anche attraverso le vie legali. Usando il ricorso al diritto d’immagine, come per le celebrità ossessionate dai paparazzi.
Forse, prima o poi, qualcuno realizzerà falsi scoop, con fotografi conniventi, per far trapelare i segreti di Roma. Il papa è diventato un marchio protetto, con una squadra di avvocati pronti a vigilare sulla sua immagine. È una conseguenza dell’adattamento del Vaticano al mondo moderno. Ma niente di clamoroso, solo un aggiornamento. Già con la sindone di Torino il Vaticano ha dimostrato di essere all’avanguardia rispetto ad altre religioni nell’uso delle immagini.
Niente di veramente nuovo quindi. Né al Vaticano né in casa Benetton.
Internazionale, numero 925, 25 novembre 2011
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