Da quando esiste la fotografia, le immagini che è capace di produrre sono state utilizzate sui campi di battaglia. È noto, per esempio, che la maggior parte delle immagini della prima guerra mondiale pubblicate dai giornali dell’epoca era frutto di edificanti fotomontaggi e non di fotografie prese direttamente in trincea. Un altro esempio è quello del celebre Angelo sorridente della cattedrale di Reims, usato dalla propaganda antitedesca del governo francese nel 1914.

Insomma la manipolazione delle immagini è un classico dei tempi di guerra, come il dogma della censura di non mostrare mai i morti del proprio esercito, ma solo quelli degli avversari. Le recenti violenze scatenate dalla diffusione su internet di alcuni estratti di un film imbecille e islamofobo ci rimandano proprio a quella manipolazione, all’entrata in guerra delle immagini. Non si può dire con certezza se chi ha realizzato il film sia stato a sua volta manipolato da qualcuno.

Notando che il filmato è stato diffuso a ridosso dell’anniversario dell’11 settembre, e volendo mettere in relazione questi fatti con la campagna elettorale per le presidenziali negli Stati Uniti, si può pensare a una strategia chiara. E oggi per gettare benzina sul fuoco basta dare qualche immagine in pasto ai fanatici. La religione e il nazionalismo sono da sempre tra le cause principali delle guerre. Le immagini sono fiamme perfette per dare fuoco alle polveri.

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