L’Insensé prosegue valorosamente il suo percorso, al ritmo di una pubblicazione l’anno. Un periodico di lusso – per il grande formato, l’impaginazione elegante e la stampa di ottima qualità – fedele all’idea di dedicare ogni uscita a un paese differente.
L’ultimo numero è consacrato alla Russia, anche se include qualche autore che ora non sarebbe più russo, ma che si può richiamare all’esperienza dell’ex Unione Sovietica, come per esempio il bielorusso Alexander Gronsky, con i suoi paesaggi innevati sempre sorprendenti e pieni di umorismo. Senz’altro questo numero è uno dei più riusciti, per il suo ritmo fluido e le sue scoperte, si mantiene in equilibrio nel delicato gioco di mettere insieme punti di vista molto diversi.
Probabilmente molte scelte sono state difficili, altre obbligate, e s’intuisce un lavoro enorme dietro la realizzazione del periodico. Si passa da visioni oniriche, folli, deliranti a confronti diretti, brutali e violenti (che sembrano in effetti altrettanto folli), di cui Boris Mikhailov rimane il maestro indiscusso. La violenza del mondo contemporaneo e gli eccessi della fiction finiscono per fondersi in un panorama davvero completo di quelle che sono le direzioni contemporanee della fotografia. In alcuni casi si pensa a Martin Parr, a volte alla tradizione documentaristica in bianco e nero quasi romantica. L’Insensé è una rivista rara, da mettere da parte nella biblioteca.
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