L’immagine di propaganda non presenta solo inconvenienti, può anche rivelare aspetti interessanti. Tutto dipende dal modo in cui la si guarda. Se si raccolgono le fotografie trasmesse dall’agenzia di stampa governativa della Corea del Nord concentrandosi solo su quelle in cui compare il defunto Kim Jong-Il durante le sue visite in fabbriche, laboratori e altre unità di produzione, si ottiene un corposo numero di immagini.
È sufficiente intitolare il tutto
Kim Jong Il looking at things e si può ridere di gusto sfogliando le 150 pagine del libro appena pubblicato dalla casa editrice Jean Boîte, non nuova a questo genere di imprese. Ogni immagine, accompagnata da una didascalia, ci dà un inventario alla Prévert, probabilmente un po’ più sinistro ma dallo stesso tono surrealista: Kim Jong-Il guarda una carta geografica, dei pomodori, un ravanello, dell’olio d’oliva, degli stivali di gomma, delle tegole, della vodka, del pesce, del mais, dei secchi di plastica, delle gomme da masticare, delle mucche (i soli esseri viventi del libro oltre agli uomini che seguono il leader come una mandria), delle coperte, del cioccolato o un mouse. E ci fermiamo qui.
Conclusione: per la felicità del suo popolo un vero leader controlla tutto, assolutamente tutto. Altra conclusione, non è ancora morto il vecchio pensiero situazionista che si domandava: “La dialettica può rompere i mattoni?”. E meno male!
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