In occasione del 44° anniversario del suo matrimonio con John Lennon, Yoko Ono ha postato su Twitter una fotografia degli occhiali che il cantante portava il giorno in cui gli hanno sparato. Insanguinati, con un paesaggio sfocato sullo sfondo, davanti a una finestra e con accanto un bicchiere d’acqua.
Un’immagine al tempo stesso dolce e terribile, la stessa che aveva usato per la copertina dell’album
Season of glass, del 1981. Questo intervento, se mi ha permesso di riascoltare quello che resta sicuramente il miglior album dell’artista concettuale, mi ha anche colpito profondamente perché, dalla sua dimensione profondamente umana di ricordo di un episodio di dolore intimo, si proietta sull’attualità in una dimensione militante.
È stato sufficiente scrivere una didascalia sotto l’immagine. “Più di 1.057.000 persone sono state uccise con armi da fuoco negli Stati Uniti dal giorno in cui fu ucciso John Lennon, l’8 dicembre 1980”.
Successe a New York, a Central park. Da allora tante volte abbiamo sentito parlare di colpi di fucile nelle scuole, nelle università, nei supermercati. Fino all’episodio, sconvolgente, di un neonato ucciso a colpi di pistola dentro la carrozzina da due adolescenti che poi si sono dati alla fuga, davanti alla madre sgomenta.
La bellezza di un’immagine e di un gesto per disinnescare il peggio. “Give peace a chance”.
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