Non c’è un limite alle forme di espressione. Fotomontaggi, graffiti, cartoline postali o francobolli, oli su tela o affreschi, fotografie contaminate con testi o segni, arte digitale, disegni a inchiostro o realizzati con pennarelli, pastelli, matite, firmati su un angolo del foglio: un piccolo libro, o un grande opuscolo, riunisce grazie a un’iniziativa di Le Monde, le opere degli artisti siriani “in armi”.

Mobilitati contro la dittatura, per la pace, per un paese diverso, per un diverso futuro. Il progetto, che ci distoglie momentaneamente dall’inevitabile conta delle vittime, colpisce per la modestia del formato – 96 pagine, formato 25 per 19,

Syrie : L’art en armes, Éditions de La Martinière, 22 euro – e per l’incredibile ricchezza visiva (e anche per l’ottima grafica).

L’operazione ci riporta all’idea che, nel momento in cui le rovine, i rifugiati, i morti allineati e i funerali non ci fanno quasi più effetto, alcune voci continuano a lanciare la sfida che la creazione è e deve continuare a essere un’arma. Le voci sono di molti artisti che, per la maggior parte obbligati all’esilio, hanno scelto di indirizzare la loro opera al mondo intero, diffondendola su internet e lasciando l’accesso libero per tutti.

L’insieme delle creazioni è stato già esposto a Firenze e più recentemente a Dubai e a partire dal 10 giugno sarà di nuovo in mostra alla Biennale dei giovani dell’Europa e del Mediterraneo ad Ancona. Per continuare a sperare.

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