Qualche anno fa, a Bangkok, dove il rosso ai semafori può durare un’infinità di tempo, ho assistito a un fenomeno curioso. Imbottigliato nel traffico, all’interno di un taxi, sono rimasto sbalordito per una particolare abilità del conducente, un adorabile signore di mezza età.
Durante una sosta al semaforo rosso, si è addormentato. Addormentato davvero, profondamente. Poi, come risvegliato da un sesto senso, ha aperto gli occhi poco prima che il semaforo diventasse verde. Anche se oggi la circolazione nella capitale tailandese è migliorata sensibilmente, è comunque molto facile restare bloccati per un bel po’ davanti al rosso. Un giovane tassista mi ha fatto capire quanto siano cambiati i tempi, in pochi anni.
Un display luminoso segna il tempo che manca al fatidico scattare del verde. Poiché mancavano ancora 196 secondi, il conducente ha tirato fuori un tablet, si è connesso a internet, è andato sulla sua pagina Facebook, ha guardato alcune foto postate dai suoi amici e ha avuto anche il tempo di mostrarmene alcune di sua moglie e delle sue due figliolette che gli indirizzavano delle smorfie. Poi ha messo via il tablet ed è ripartito.
Senz’altro in questo modo si ha la sensazione di essere meno soli, di vivere “in diretta” la propria vita. Ma in questo modo ha rinunciato a quelle piccole micrososte ristoratrici di cui sono capaci gli orientali e che io gli invidio così tanto.
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