Forse è per lottare contro il dilagante pessimismo che ci circonda o forse per gioco. Per piacere o per semplice volontarismo. Ma il nuovo numero del periodico Aperture, autunno 2013, è veramente positivo e rinvigorente. Intitolato Playtime, sempre molto ben strutturato ed equilibrato tra le sue parti dedicate alle parole e quelle dedicate alle immagini e ai portfolio, la rivista, che propone una bella intervista a Sophie Calle interrogandosi su “quello che vediamo”, è riuscita a far convivere in modo molto serio dei lavori di altissima qualità per affrontate un tema che, a prima vista, potrebbe sembrare semplicemente ludico o superficiale.

Si evoca Jacques Tati – a cui fa chiaramente riferimento il titolo di copertina – per sottolineare l’assurdità di alcune situazioni e per mettere in mostra quello che si potrebbe definire un buon umore visivo. A cominciare dal ritorno su alcuni lavori di Jo Ann Calis, datati anni settanta e ingiustamente dimenticati, passando per gli impeccabili

Playground di James Mollison, fino alla sorpresa suscitata dalla giovane scena fotografica svizzera, stimolante e “incasinata”.

Aperture è un’istituzione, ma sorprende per come riesce a invecchiare bene, rimettendosi continuamente in gioco ed evitando con grande attenzione di cadere nella facile lusinga delle mode.

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