I festival di fotografia sono sempre più numerosi e soprattutto si somigliano tutti. Perciò non possiamo che rallegrarci per la nascita, a Bologna, della biennale FotoIndustria, che affronta un tema poco trattato o addirittura snobbato dalle istituzioni culturali perché ritenuto “troppo commerciale”.
Grazie all’iniziativa della fondazione
Mast (Manifattura di arti, sperimentazione e tecnologia), che ha messo in mostra una parte della sua collezione, ci troviamo di fronte a lavori che riguardano l’industria, in tutte le sue forme. Fa molto piacere, naturalmente, poter apprezzare, in stampe di primissima qualità, la forza dei lavori di Gabriele Basilico, l’ensemble esemplare di Cesare Colombo, i lavori realizzati da Robert Doisneau per Renault, tutti esposti in luoghi magnifici, alcuni dei quali si scoprono proprio grazie a questa manifestazione atipica.
La maggior parte delle spettacolari proiezioni all’ex Ospedale degli Innocenti funziona molto bene. Resta da colmare un vuoto che genera ambiguità per quello che riguarda la compilazione dei lavori su commissione, a cui non è assicurata una coerenza precisa. Un’ambiguità superata dall’esposizione di una parte della collezione appartenente a Claude Hudelot di foto cinesi sull’industria filtrate dalla propaganda, o dalle miniere viste da David Goldblatt.
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