È cambiato il direttore, ma non il concetto di fondo, per la rivista trimestrale Camera, di cui è appena uscito il quarto numero. E possiamo dire che è senza dubbio la migliore, come se la formula già consolidata si fosse all’improvviso arricchita in termini di contenuti e che l’idea che ogni numero giri intorno a un unico autore abbia acquistato forza. Si ha quasi voglia di dire che il ritorno del logo storico sia pienamente giustificato.

In copertina c’è un’opera inedita, con una vecchia fotografia ridipinta da Duane Michals. È l’immagine ideale per annunciare una lunga e appassionata intervista a Michals e un portfolio in cui è declinata l’intera storia dell’opera dell’artista statunitense, che ormai ha ottantun anni, ma è sempre sulla breccia. Ama giocare con le parole (manoscritte) e le immagini e inventare piccole scene per cui si appella alla possibilità che ha la fotografia di creare l’illusione partendo dalla realtà.

Michals sostiene il lavoro di Gary Briechle, troppo poco conosciuto, misterioso, sensuale, strano, che giustifica pienamente la riflessione intorno a surrealismo e fotografia che attraversa tutto il numero.

Non manca qualche recensione di libri ben selezionati e qualche piccolo complimento ad attori discreti e appassionati. Proprio un bel numero. Aspettiamo il prossimo.

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