Da un po’ di tempo i fotografi che lavorano nel campo dell’informazione si lamentano, giustamente, per il fatto che sulla carta stampata hanno sempre meno spazio.
E aggiungono, altra cosa vera, che il mezzo d’informazione che ha contribuito a creare in modo pressocché esclusivo la memoria visiva del novecento, oggi non è nient’altro che un consumatore impoverito.
Tuttavia questi signori sembrano non prestare alcuna attenzione al fatto che sui siti internet delle radio, e anche su quelli di alcuni canali televisivi, “l’immagine fissa” sta faticosamente trovando il suo spazio e che questi veicoli d’informazione si sono trasformati anche in produttori di contenuti diversi da quelli consueti.
Il tempo è quello dei mezzi d’informazione “globali”, costretti a una concorrenza sempre più feroce. E quindi in molti casi sono proprio le radio a fare le offerte più allettanti e gli investimenti più audaci. Insomma a inventarsi sempre qualcosa di più degli altri.
Non sorprende che una radio arrivi a proporre il trattamento di diagrammi interattivi, a proporre dei video, comprese le interviste. Addirittura i disegni, in diretta. E le fotografie naturalmente.
Tutto questo spinge a un altro interrogativo: quali sono, al giorno d’oggi, le fotografie che bisogna stampare?
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