La situazione politica in Thailandia è a dir poco tesa. A prescindere da quali saranno gli sviluppi istituzionali dopo la destituzione del primo ministro per abuso di potere, possiamo essere sicuri che nuove violenze scuoteranno il paese. Purtroppo non ci sono dubbi al riguardo, in un paese dove l’esercito è abituato ai colpi di stato e dove il re, il cui ruolo di garante dell’unità nazionale è messo in discussione, non esita a parlare di guerra civile.

Un giovane fotografo, Miti Ruangkritya, documenta dal 2006 gli avvenimenti e gli scossoni politici tailandesi, prendendo in contropiede le regole del fotogiornalismo. Ruangkritya si concentra di volta in volta sui manifesti elettorali strappati o comunque alterati con scritte e disegni, sui fotomontaggi che circolano in rete e, negli ultimi tempi, sugli accessori usati o indossati dai manifestanti, grandi consumatori dell’inverosimile mercato di prodotti commerciali che sfruttano i colori della bandiera tailandese. Per esempio i fischietti usati nelle manifestazioni, alcuni dei quali sono enormi e quasi sempre tricolori.

Ruangkritya diffonde le immagini in piccole pubblicazioni autoprodotte, numerate e firmate, disponibili sul suo sito a un prezzo che arriva al massimo a dieci euro. È una forma di guerriglia visiva, analitica e ludica. Per collezionisti.

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