In soli tre anni Unseen ad Amsterdam, si è imposta come uno degli appuntamenti più importanti della fotografia contemporanea. La caratteristica di questa fiera, che somiglia molto a un festival dell’effimero, è di obbligare le gallerie a proporre opere che non sono ancora mai state messe in vendita.
Un eccellente osservatorio del presente. Si conferma un appuntamento dove il decorativo – ambito in cui la tendenza al grafismo che arriva dal Nordeuropa occupa uno spazio preponderante – e l’impegno a gettare uno sguardo sul mondo, dalla politica alla poesia, coesistono in armonia. Posto che si tratta comunque di una fiera, Unseen propone, accanto a quelle più serie, iniziative ludiche sempre più coinvolgenti, come per esempio quella in cui siamo invitati a immergerci in una nuvola. Ed è anche il luogo ideale dove gli editori meno conosciuti possono mettersi in mostra.
Molti i giapponesi, ma anche, per esempio, la lituana Kaunas photography gallery. Il Foam ha presentato, tra le altre cose, una potente esposizione dello svedese JH Engström e ha pubblicato per l’occasione il numero annuale di Talent. In questo contesto ideale il Prince Claus fund – che sostiene progetti radicali di artisti provenienti da paesi emergenti – ha presentato un sontuoso portfolio di sei stampe. A un prezzo ragionevole.
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