Come reagiresti se, a cena da voi, un’amichetta delle tue figlie chiedesse di recitare la preghierina? –Vale
Nei momenti critici si scopre che l’arma migliore è sempre la cultura. O almeno fingere di averla. Di fronte alla piccola religiosa che pretende una preghiera, potresti rispondere in latino. O almeno fingere. È facile: attacca le desinenze -ibus e -orum a parole a caso.
Se manchi di fantasia, eccone una da imparare a memoria: “Deus nostrum, ibiscus ad minervam de pasto substantioso te ringratiamus quiqque facilorum aquistii insensatii dimane ex Prada facimus contenti. Amen”. Così eviterai di dire cose in cui non credi e brillerai come un faro dell’ortodossia tridentina. Con il rischio, però, che la bambina sia spedita sempre più spesso a cena da voi.
Oppure puoi trovare un altro dio. State mangiando il minestrone? Rendi grazia a madre natura che ti ha offerto i frutti del seno suo. Una fiorentina? Proponi un minuto di silenzio per la mucca che ha sacrificato il suo corpo per voi. Un piatto di pasta? Contadino nostro, che sei nei campi, sia santificato il tuo trattore.
Io farei così: spiegherei all’amichetta che noi non diciamo le preghiere, ma lei può farlo. Spiegherei alle mie figlie che ognuno è libero di credere in ciò che vuole e che conoscere le religioni è importante. Perché non si sa mai dove potrebbero incontrare il loro dio.
Internazionale, numero 923, 11 novembre 2011
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