Mia figlia non è neanche nata e noi già ci poniamo la grande questione: vaccini sì o no? –Mario
Non avendo una risposta precisa, ti porto l’esempio di due papà diversi. C’è un amico italiano, padre di gemelle, che si è opposto ai vaccini: dopo aver letto un bel po’ di articoli e raccolto opinioni autorevoli ha deciso che nessun ago avrebbe toccato le figlie prima del 18esimo mese. Tanto neanche andavano al nido. E poi si è limitato a quelli obbligatori: niente morbillo né rosolia perché “ce li abbiamo avuti tutti e non è stata una tragedia”.
Qui in Svizzera invece c’è un padre che ha vaccinato suo figlio per tutto, seguendo le precise istruzioni della sanità elvetica anche su quelli opzionali, convinto dal fatto che in questo paese ci sono tra le cinque e le dieci vittime all’anno per complicazioni da morbillo, “e questo è un fatto, non un’ipotesi”. La cosa buffa è che questi papà così agli estremi si chiamano entrambi Claudio. La cosa ancora più buffa è che sono la stessa persona: in tre anni ho cambiato completamente opinione e il mio terzo figlio è vaccinato pure per la meningite.
Il problema è che il dibattito è diventato un conflitto ideologico e noi, in mezzo al fuoco incrociato, finiamo per lasciarci influenzare da quello che dicono le persone che stimiamo, da cosa è capitato all’amica dell’amica o da cosa abbiamo letto in quella piccola rubrica su Internazionale. Ma non fidarti di me, non prima che scoprano un vaccino per la schizofrenia parentale.
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