Prima o poi vorrei diventare padre ma provo ribrezzo per le schifezze che fanno i bambini, tipo mangiarsi le caccole. Cambierò idea quando saranno figli miei? –Alessio

Sébastien, il papà normanno che incontro al parco, mi ha detto che dalle sue parti esiste un proverbio: “I bambini sono come le scoregge: a ognuno piacciono solo le sue”. Non so se sia davvero così. Sara, la mamma del Québec con cui aspetto fuori dalla lezione di danza, mi ha raccontato inorridita della risposta di sua figlia quando lei le ha chiesto perché continua a mangiarsi le caccole: “Perché ho fame, mamma”.

Mentre ti scrivo, mio marito è di là che spruzza disinfettante su tutti i letti e divani di casa, perché mia figlia si è presa la scabbia. “Che poi ai miei tempi si chiamava rogna”, ci ha tenuto a specificare mia madre. L’idea di essere invasi da piccoli parassiti che fanno le uova sottopelle mi fa già venire i brividi. Anche quando i figli sono tuoi, il ribrezzo resta. Però nei momenti importanti viene messo in secondo piano da un istinto molto più forte.

Me ne sono accorto l’anno scorso al pronto soccorso, mentre mia figlia grondava sangue da un’asola di quattro centimetri in piena fronte e io me ne stavo lì a carezzarla e rassicurarla, nonostante mi tremassero le gambe. Davanti a una ferita del genere in passato sarei scappato in sala d’aspetto, ma quella sera l’idea di lasciare la manina di mia figlia non mi ha neanche attraversato il cervello.

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