Aspettiamo una bambina e vorremmo chiamarla Sveva ma suo fratello Nicholas, di tre anni, preferisce Vittoria. Come ne usciresti? –Davide e Raffaella
Cara Vittoria, dieci anni fa i tuoi genitori mi fecero questa domanda scrivendomi una lettera a una rubrica che tenevo su Internazionale. Dare il nome a una bambina è una scelta delicata, che una volta fatta non si cambia più. Ed è anche uno dei divertimenti maggiori per i genitori.
Trovai davvero strano che fossero disposti a lasciar scegliere a tuo fratello Nicholas, che all’epoca aveva appena tre anni. Negli anni successivi non si sarebbero mica rivolti a lui per sapere quali vaccini farti, a quale scuola iscriverti o dove organizzarti la festa di compleanno. E allora perché fargli scegliere il nome?
Sai, quando avevo undici anni mi arrivò una sorellina e per tutta la gravidanza misi in croce mia madre perché la chiamasse Madonna. Era il 1987, e per un undicenne non c’era nome più fico di Madonna. Ma visto che i miei – inspiegabilmente – non avevano intenzione di cedere, decisi di offrirgli un’alternativa: Glacia, come la regina di ghiaccio del mio cartone preferito.
Li detestai davvero quando rifiutarono anche la seconda opzione. Ma temo che, se l’avessero accettata, oggi mia sorella Glacia li detesterebbe ancora di più. Per fortuna tuo fratello ha dimostrato invece di avere buon gusto: qualunque suo coetaneo ti avrebbe chiamata Peppa, ma lui ha scelto Vittoria che è un bellissimo nome.
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