Sfogliando The Daily Nation in un ufficio di Nairobi qualche settimana fa, le prime righe della rubrica della columnist keniana Ciku Kimani mi hanno subito incuriosito. Perché con piglio alla Sex and the city affrontava un tema molto poco newyorchese: la dote.

“Una mia cara amica e il suo ragazzo hanno deciso di convolare a nozze, e di fare tutto come si deve. Così qualche giorno fa, come vuole la tradizione, sono andati a incontrare la famiglia di lei per informarla delle loro nobili intenzioni. Ed è stato un disastro. Quella che doveva essere un’occasione di gioia è stata trasformata da una parte dei parenti in una serrata negoziazione economica. C’è da chiedersi come mai certe persone non facciano di mestiere l’amministratore delegato”.

“Il futuro sposo si era presentato con una certa somma da offrire, ma l’hanno trattato come se offrisse noccioline. E alla fine i parenti hanno dato il loro triste verdetto: non ci sarà nessun matrimonio a meno che lui non riesca a raggiungere il prezzo fissato per la sposa. Ovviamente i futuri sposi ora sono molto arrabbiati, e stanno perfino considerando l’idea di andare avanti con le nozze senza la benedizione della famiglia di lei. E chi può dargli torto?”.

Kimani spiega che spesso gli uomini keniani umiliati dalle richieste economiche della famiglia della fidanzata si tirano indietro. E quelli che invece riescono a soddisfare la richiesta di denaro cominciano a pensare di essersi guadagnati la moglie e di poterne disporre a proprio piacimento: “E allora trattano la moglie come una macchina: il fatto di averne una preferita, non ti vieta di poterti mettere ogni tanto al volante di un’altra”.

“È davvero ora che la gente cominci a smettere di vendere le figlie”, continua Kimani. “Fare figli, di qualunque sesso siano, non è una forma d’investimento, è un dovere di cui i genitori si prendono carico volontariamente. Le figlie non sono cavalli da corsa: sono esseri umani con dei sentimenti e vanno trattate come tali”.

“Ok, i nostri antenati si scambiavano soldi insieme alle figlie, ma oggi abbiamo molti altri metodi per diventare ricchi. Trovate voi il modo, ma non vi aspettate che vostra figlia si trovi un marito ricco per tirarvi fuori dalla povertà”.

“Ovviamente questo non significa che la dote debba essere completamente abolita - sappiamo tutti quanto sia divertente il momento della negoziazione - ma dobbiamo evitare che diventi una causa di infelicità per i nostri figli”.

“Un marito”, conclude la columnist, “potrebbe guardare sua moglie e pensare al pezzo di terra che avrebbe potuto comprare con tutti i soldi versati alla sua famiglia. Che nel frattempo li starà sperperando in qualche bar, nell’intramontabile tradizione del bere più birra possibile”.

Un tema così arcaico trattato in forma così attuale. Per me la rubrica di Ciku è diventata una droga. Imperdibile il post in cui parla dell’odio ingiustificato contro omosessuali e fumatrici. Ovvero la feccia della società keniana.

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