Le mie amiche che mettono foto dei figli su Facebook non pensano alla privacy di quei poveri piccoli?–Bianca
In alcuni popoli di nativi americani c’è la convinzione che facendo una foto a qualcuno gli si rubi l’anima. Soprattutto ai bambini, la cui anima è considerata più fragile e più soggetta ad abbandonare il corpo. Forse da qualche parte in Messico c’è uno come me che riceve questa domanda da una donna di origine maya: “Le mie amiche che fanno foto ai figli non pensano all’anima di quei poveri piccoli?”.
Ognuno è libero di credere in ciò che vuole e, se pensi che condividere online il video di una bambina che canta una canzone sia irrispettoso nei suoi confronti, allora non devi farlo. E tra l’altro, prima ancora di tua figlia saranno i tuoi amici a essertene grati, perché in fondo nessuno sente il bisogno di guardare l’ennesimo video di una bambina che canta. Ma dare dell’irresponsabile agli altri mi sembra esagerato.
Ultimamente la nostra idea di privacy sta cambiando e condividere foto dei figli con un circolo di amici mi sembra il minore dei mali. Rimarranno per sempre nei server di Facebook? È probabile. Ma a quanto pare anche i nostri acquisti, le nostre conversazioni telefoniche, le nostre email finiscono nelle mani di qualcun altro. Forse prima di discutere delle foto dei nostri poveri piccoli dovremmo renderci conto di aver venduto tutti la nostra anima a internet. Dimostrando che i maya alla fine hanno sempre ragione.
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it