È da poco morto il cane di famiglia e a mio nipote di quattro anni è stato detto che è partito per una lunga vacanza. Io ero contraria a raccontare balle, ma ti confesso che immaginarlo a rincorrere palline su spiagge esotiche è meno straziante che saperlo nel cassonetto dell’ospedale. Tu che ne pensi?–Anna
C’è un tema sul quale sono molto rigido: ai bambini bisogna raccontare la verità. Se spiegati nel modo giusto, sono davvero pochi gli argomenti che non possono capire. Inoltre credo che abbiate perso un’ottima occasione per introdurre il tema della morte nel modo meno duro perché, anche se provavate molto affetto per il vostro cane, la sua morte è un dramma minore rispetto alla morte di una persona cara. A tuo nipote sarebbe servito per cominciare a concepire l’idea che la vita finisce. Quindi ve lo dico chiaro e tondo: non è stata una buona idea.
E questo era il pedante consigliere per famiglie. Da essere umano, invece, devo svelarvi un segreto: gli adulti non sono supereroi. Genitori, zii, nonni: anche se agli occhi dei piccoli siamo infallibili e onniscienti, in realtà stiamo ancora crescendo anche noi. Non è detto che gli adulti debbano sempre fare la cosa più giusta e a volte è importante relativizzare: chi soffre davvero per la scomparsa del vostro cane non è il tuo nipotino di quattro anni, siete voi. E se immaginarlo che rincorre palline su una spiaggia bianca vi aiuta a vivere meglio, allora va bene così. In effetti è un’immagine talmente bella e commovente che quasi quasi convince anche me.
Questo articolo è stato pubblicato il 24 aprile 2015 a pagina 12 di Internazionale, con il titolo “Non siamo supereroi”. Compra questo numero | Abbonati
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