Doctor Strange ridà ossigeno al cinema di supereroi
I fan hanno avuto e hanno tuttora un peso notevole nella creazione della mitografia cinematografica della Marvel. La loro dedizione, la loro frequentazione intima e quotidiana dei personaggi, la loro conoscenza di ogni sfumatura ha permesso ai supereroi di uscire dalla pagina e di concretizzarsi in maniera così dirompente sul grande schermo.
I fan sono stati gli iniziati, i fedeli che con le loro preghiere e le loro offerte hanno risvegliato gli dei addormentati. Un po’ come succede nel romanzo Americangods di Neil Gaiman. Con il tempo, e con la sclerotizzazione di certe dinamiche dei social network, i fan si sono trasformati però in una specie di associazione di consumatori sempre scontenta. S’indignano, si ribellano, trollano e stroncano. Non solo i film ma anche i trailer, i teaser o le prime foto di scena appena escono sui blog.
I film meno riusciti della Marvel sono quelli pensati per accontentare i fan. Avengers – Age of Ultron e Captain America – Civil war scricchiolavano sotto il peso dei riferimenti e delle strizzatine d’occhio. Si sforzavano di mostrare quanto ne sapevano e imbottivano gli interstizi tra le interminabili scene d’azione di dialoghi rapidissimi e autoreferenziali. Ogni scena poteva contenere un easter egg (una piccola chicca nascosta) per placare la sete dei nerd e i film esplodevano di personaggi, sottotrame aggrovigliate e aperture su possibili sequel.
Un passo indietro
Il bulimico e irresistibile Deadpool è stato un punto di non ritorno. Era un film scritto e pensato per dare ai fan del fumetto un’overdose letale di tutto quello che desideravano, fino a stordirli. Forse i fan non se ne sono accorti ma Deadpool, per quanto riuscito, era una polpetta avvelenata.
Doctor Strange di Scott Derrickson stravince perché fa un passo indietro. Prende un personaggio storico della silver age del fumetto di supereroi e ci cuce intorno un film d’azione impeccabile che sta perfettamente in piedi da solo. Pur rimanendo rispettoso dell’estetica del fumetto di Stan Lee e Steve Ditko, Doctor Strange ha un respiro più ampio e si apre a ogni tipo di pubblico. Non è necessario essere un fan per farsi risucchiare nel multiverso di questo maestro delle arti mistiche.
Gran parte del merito è degli attori. A Benedict Cumberbatch viene giustamente lasciato il massimo spazio di manovra da una sceneggiatura ritagliata su misura per lui. Stephen Strange è un neurochirurgo tanto eccellente nel suo lavoro quanto arrogante. Ama solo se stesso e la sua razionalità ferrea lo guida da un successo professionale all’altro. La sua è una storia di hybris, di orgoglio punito. Quando, dopo un incidente che lo lascia con le mani semiparalizzate, si avvicina al mistero delle arti mistiche, la sua vita si trasforma.
Un altro film con un altro attore sarebbe scivolato nella peggiore melensaggine new age, tra illuminazioni fricchettone, prese di coscienza e pentimenti. Cumberbatch mantiene un equilibrio perfetto anche nell’assurdità di ciò che gli succede. La sua razionalità non vacilla mai e il suo Doctor Strange abbraccia l’esoterismo, la magia e l’ignoto come una specie di crescita culturale, un miglioramento delle sue già notevoli capacità. È assurdo a dirsi ma il Doctor Strange di Benedict Cumberbatch, pur con la sua cappa della levitazione, il suo occhio di Agamotto e i suoi arcani libroni, riesce a essere un personaggio credibile e realistico dall’inizio alla fine.
Doctor Strange è uno strano film d’azione con un forte carattere intimistico e introspettivo
È notevole anche Tilda Swinton, nel ruolo dell’Antico, il maestro senza età e senza sesso che guida Strange alla scoperta di se stesso attraverso dimensioni mistiche parallele. Anche Swinton sfugge al cliché del grande saggio o del Grillo parlante. La sua voce tranquilla quasi venata di ironia e quel suo mezzo sorriso indecifrabile, fanno da controcanto allo scetticismo e all’impazienza di Strange. La dinamica tra i due personaggi non è mai scontata e, anzi, fa da motore a tutto ciò che succede nel film che, essenzialmente, è una graduale trasformazione del protagonista. Doctor Strange è uno strano film d’azione con un forte carattere intimistico e introspettivo.
Anche gli effetti speciali contribuiscono all’atmosfera sospesa del film. Doctor Strange è forse il primo lungometraggio Marvel in cui gli effetti speciali hanno un autentico valore estetico e narrativo. I portali nelle altre dimensioni, le città che si ripiegano su se stesse e si smontano come un puzzle di Escher, i paesaggi interiori allucinati che si spalancano davanti al protagonista, sono parte essenziale del tessuto narrativo e non solo botte di testosterone per i fan. In Doctor Strange non vedrete molte esplosioni.
Giornaletti e allucinogeni
Il fumetto di Steve Ditko debuttò negli Stati Uniti nel 1963 e fin dal primo numero aveva un’estetica psichedelica decisamente in anticipo sui tempi. La narrazione era spesso interrotta da grandi tavole colorate che ricordavano più la grafica underground dei primi gruppi rock psichedelici che un “giornaletto”. Con l’estetica misticheggiante e allucinata di Doctor Strange Ditko intercettava la cultura dell’lsd e dello spiritualismo hippy proprio mentre nasceva. Nel 1963, quando Doctor Strange compariva nelle edicole statunitensi, Timothy Leary, il pioniere delle droghe psichedeliche, fu allontanato da Harvard per le sue sperimentazioni con gli allucinogeni.
Il film di Derrickson si ricollega con consapevolezza a quella cultura: la sequenza in cui l’Antico fa fare il primo “viaggio” a Strange richiama la scena di Hair di Milos Forman in cui, durante un happening a Central park, vengono distribuite le zollette di zucchero con l’lsd. Forman la faceva sembrare una comunione, con i fedeli schierati in ginocchio che aspettavano a bocca aperta la loro ostia allucinogena. L’Antico sovrasta Strange che sembra inginocchiato davanti a lei e, toccandogli la fronte, lo proietta in una dimensione parallela in cui lo spazio esplode e respira di colori mai visti.
Doctor Strange è un film solido e in perfetto equilibrio tra cinema e fumetto. Anche chi non conosce l’universo Marvel e non è interessato ai supereroi ci troverà una storia avvincente, un’ottima recitazione, una grande ricchezza visiva e una citazione esilarante di Single ladies di Beyoncé.