Giuseppe Dossetti e le officine bolognesi
Paolo Prodi, Giuseppe Dossetti e le officine bolognesi
Il Mulino, 282 pagine, 24 euro
In questi frammenti di biografia intellettuale, lo storico Paolo Prodi esamina l’attività dell’istituto per le scienze religiose di Bologna fondato negli anni cinquanta da Giuseppe Dossetti. Inizialmente era chiamato Centro di documentazione, e i suoi attuali responsabili sottolineano la continuità con il fondatore nonostante il cambio di nome. Ma Prodi, che era coinvolto nel progetto fin dall’inizio, ne descrive le trasformazioni.
Scrive che il centro, inizialmente, fu molto utile per compensare l’abolizione delle facoltà teologiche dalle università pubbliche ma che all’inizio degli anni settanta perse smalto. Aveva fatto da ottima spina dorsale per il concilio vaticano ma si fermò lì, soddisfatto dei risultati ottenuti. Prodi invece voleva che l’istituto avesse orizzonti più ampi e che offrisse una chiave di lettura per i cambiamenti sociali.
Prodi rende omaggio all’influenza che Dossetti ebbe su di lui ma dedica le sue pagine più vitali all’amico filosofo Ivan Illich che voleva trapiantare il centro studi bolognese a Cuernavaca, in Messico. Una delle parti più belle del libro è la denuncia di Prodi contro le durezze della Congregazione per la dottrina della fede nei confronti di Illich. Le osservazioni sollevate da questo libro hanno estrema rilevanza anche per la chiesa di oggi.
Questo articolo è stato pubblicato il 17 giugno 2016 a pagina 82 di Internazionale, nella rubrica Italieni. Compra questo numero | Abbonati