L’immaginazione del futuro si sta dando una regolata? La serie The first, che racconta di uomini e donne pronti ad andare per la prima volta su Marte, ci mostra come sarà la vita quotidiana sulla Terra tra una dozzina d’anni. Tecnologia avanzatissima, certo. Ma per il resto tutto procede come oggi: normali ambienti domestici, la vita quotidiana nelle metropoli come la conosciamo, la cassetta degli attrezzi per aggiustare sia lo scarico del lavandino, sia le sofisticatissime apparecchiature per i voli spaziali. Siamo insomma lontani non solo dallo sfrenato 2001 di Kubrick, ma anche dal 2019 di Ridley Scott.
Al Ces, la fiera dell’elettronica di consumo di Las Vegas, la Hyundai ha pubblicizzato una macchina che cammina come quelle di Guerre stellari: c’è più fantascienza al Ces che in The first. Questa cautela nell’inventare il futuro è interessante. Forse ci sta passando la voglia di prefigurare mutamenti epocali, ora che i mutamenti epocali sono quotidiani e ci meravigliano sempre meno. Forse non ci attrae più prevedere catastrofi indotte dalla superbia della scienza e delle sue applicazioni tecniche, ora che le catastrofi sembrano dietro l’angolo.
La fantascienza di The first – come per altri aspetti quella di Black mirror – resta nei dintorni del nostro oggi, che è già abbastanza fantascientifico. L’invenzione straordinaria, l’accadimento stupefacente, cede il passo all’avventura dell’ordinario.
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