Come molti bambini, mio figlio, che ha due anni, ha molta più dimestichezza di me con l’iPad. Ha imparato a sbloccare lo schermo prima che a coniugare i verbi e oggi riesce ad accenderlo, a trovare Netflix o un gioco e a tenersi occupato per un’eternità, o quanto meno per quaranta minuti di pace (scrivetemi a questo indirizzo per dirmi che sono un padre terribile).
I computer invece lo lasciano sconcertato. Quello che lo confonde di più sono i dispositivi di puntamento: ho cercato di insegnargli che c’è un rapporto tra le sue dita appoggiate sul touchpad e il cursore sullo schermo,
ma la sua innocenza gli impedisce di capire come funziona il mondo e di comprendere questo fenomeno mistico.
Così quando lo lascio seduto davanti a una pagina di YouTube aperta sul mio MacBook, mentre cerco di godermi una bella cenetta con mia moglie (vedi l’indirizzo riportato sopra), lui resta spiazzato ogni volta che il video finisce. Allunga la mano verso lo schermo e lo tocca ripetutamente per far partire un nuovo filmato. È piuttosto divertente da guardare, non c’è che dire. Però poi piagnucola per farsi aiutare, e questo invece è irritante.
Ma com’è ovvio il bambino ha ragione. Perché lo schermo del MacBook non reagisce alle sue dita? Nei due anni trascorsi dalla nascita di mio figlio quasi tutti gli schermi con cui interagiamo sono stati dotati di funzionalità touch. Il telefono, il tablet, il Kindle, il navigatore satellitare, l’autoradio e magari anche il frigo reagiscono a comandi tattili. Invece i computer, o per l’esattezza i Mac, non lo fanno.
L’autunno scorso la Microsoft ha lanciato Windows 8, che aggiunge funzionalità touch all’onnipresente sistema operativo. Quest’anno i produttori di pc sforneranno decine di nuovi computer portatili e da scrivania touch-enabled basati su Windows 8. Pensiamo al nuovo Chromebook Pixel di Google, con il suo fantastico monitor ad alta risoluzione reattivo al tatto. Venduto a 1.299 dollari, il Pixel è una macchina di fascia alta, ma l’aspetto più interessante dei touchscreen è che li troviamo sempre più spesso anche in computer di fascia media e bassa.
L’Asus VivoBook, un portatile touchscreen da 11 pollici, costa meno di cinquecento dollari. L’Hp Pavilion TouchSmartgoes è in vendita per 649 dollari. E se si passa ai cosiddetti ultrabook, i pc sottili e leggeri creati per competere con il MacBook Air della Apple, è difficile trovarne uno senza touchscreen. L’Acer Aspire S7, l’Asus Zenbook Prime Touch e il Samsung Serie 7 Chronos, proposti a circa 1.100 dollari, reagiscono tutti al tatto. I Mac hanno all’incirca lo stesso prezzo, ma se si tocca lo schermo si ottiene solo uno strato di ditate.
Sarà meglio specificare che nei nuovi pc touch il touchpad e il mouse non sono stati eliminati: questi computer si controllano quasi tutto il tempo con gli strumenti tradizionali. Però lo schermo si può toccare: se mio figlio usasse il dito per vedere un video di YouTube sullo schermo del Pixel, il filmato partirebbe e io potrei continuare a cenare in santa pace.
La diffusione dei computer touch-enabled solleva due interrogativi. Per cominciare: a cosa servono? È proprio necessario toccare il monitor invece di usare un touchpad o un mouse? Come mai la Apple, l’azienda che più ha contribuito ad alimentare la nostra mania collettiva del touchscreen, non ha ancora inserito le funzionalità touch nei suoi computer?
Per rispondere alla prima domanda, sì: il touchscreen sul pc può essere utile. Negli ultimi mesi ho usato diversi computer touch-enabled con Windows 8 e la scorsa settimana ho giocato con un Chromebook Pixel che Google mi ha mandato per una recensione. Ho trovato questi touchscreen molto comodi: lo schermo integra la tastiera e il touchpad in maniera piuttosto naturale, aggiungendo un altro modo di dare comandi alla macchina.
Non mi spingerei fino al punto di dire che tutti i pc dovrebbero essere dotati di touchscreen. Toccando il monitor non si fa niente che non si potrebbe fare su un computer tradizionale. Ma come altre caratteristiche dei laptop di fascia alta come la tastiera retroilluminata, lo slot per schede sd e lo schermo ad alta definizione, il touchscreen è un’aggiunta simpatica.
Mi sono ritrovato a toccare lo schermo mentre facevo delle cose elementari. Se aprivo un articolo lungo in un sito web e mi sedevo comodo a leggerlo, a volte usavo il touchscreen per far scorrere il testo invece di usare un tasto o di appoggiare il dito sul touchpad. La stessa cosa mi è capitata sfogliando delle foto.
Windows 8 propone due interfacce completamente diverse: una modalità “desktop” tradizionale in cui si può cliccare su piccole icone per lanciare programmi che si aprono in diverse finestre (come nel Windows che tutti conosciamo e apprezziamo) e una modalità “moderna”, in cui le app occupano tutto lo schermo e presentano tasti di grandi dimensioni adatti a essere toccati. Nella seconda modalità mi sono accorto che usavo più spesso il touchscreen per navigare su Amazon e Netflix, per leggere le notizie o per giocare.
Nella descrizione avrete notato anche voi una dinamica regolare: nei miei esperimenti usavo le funzionalità touch per i passatempi e rimanevo fedele alla tastiera e al touchpad quando lavoravo. Ma questa scelta non era prevista dai progettisti e mi sono accorto di come cambiava il mio comportamento solo ripensandoci in un secondo momento.
Il fatto è che quando si usano questi portatili l’uso del touchscreen diventa intuitivo e invisibile. Senza pensarci alternavo rapidamente l’uso del touchscreen, del touchpad e della tastiera di volta in volta.
Non mi aspettavo di abituarmi a toccare il monitor. La critica più diffusa all’aggiunta di funzionalità touch ai laptop è che sono innaturali. Quando si usa un portatile le mani sono di solito appoggiate alla tastiera, che è relativamente distante dallo schermo: da questa posizione è più facile spostare la mano sul touchpad che sul monitor.
L’altro problema sono le icone sullo schermo. Nei pc, anche se basati su Windows 8 e dotati di un’interfaccia disegnata specificamente per il touchscreen, ci sono tanti comandi di dimensioni ridotte che è meglio gestire con un cursore preciso che con la punta di un dito. Per chiudere una scheda del browser Chrome, per esempio, bisogna cliccare su una piccola X accanto al titolo della scheda. Quando ci ho provato con il dito ho mancato spesso l’icona, e la cosa è stata un po’ frustrante. Ma dopo un paio di volte ho smesso di fare quell’errore evitando di chiudere la scheda con il dito e non ho avuto più problemi.
Arriviamo così ai motivi per cui la Apple non ha inserito funzionalità touch nei Mac. Pur essendo piuttosto comodo, a volte l’uso del touchscreen è un’esperienza fastidiosa. E la Apple non aggiunge caratteristiche tecniche che possono infastidire l’utente (e va bene, tranne che in iTunes, Maps, Siri…).
Quindi, per fare le cose per bene, l’inserimento di un touchscreen nei MacBook non implicherebbe solo un piccolo aggiornamento dell’hardware dei monitor: la Apple dovrebbe ristrutturare tutto il sistema operativo in modo che ogni elemento possa essere controllato facilmente tanto con le dita quanto con il cursore.
La Microsoft ha risolto il problema creando un’interfaccia adatta al touchscreen alternativa a quella convenzionale point and click di Windows, ma non credo che la Apple arriverà a tanto: questa soluzione sembra posticcia e inelegante. La Apple dovrebbe imbarcarsi in un’impresa più vasta e ambiziosa di così. Ma perché mai dovrebbe farlo?
Considerato che il Mac costituisce una porzione sempre minore delle sue entrate e data la ferma convinzione della Apple che i pc saranno rimpiazzati dai tablet, l’azienda non è molto motivata a dotare i Mac di funzionalità touch. Quindi è probabile che nel prossimo futuro continueremo a impiegare Mac senza touchscreen (in effetti l’anno scorso Tim Cook, l’amministratore delegato dell’Apple, è quasi giunto a escludere del tutto questa possibilità durante una teleconferenza con gli investitori).
Peccato. Il mese scorso ho parlato con Tami Reller, la responsabile del marketing di Windows, e con Aidan Marcuss, un importante dirigente di Windows Research, nella sede di San Francisco della Microsoft. Reller e Marcuss avevano portato da Redmond diversi portatili touch-enabled basati su Windows 8 di cui mi hanno parlato come del futuro dei computer.
“I portatili d’uso comune saranno controllati sempre più attraverso un touchscreen”, mi ha detto Reller. La sua non era una previsione campata in aria, ma era fondata su dati concreti. Mentre sviluppava Windows 8, la Microsoft ha accumulato informazioni anonime sull’uso dei pc. Oggi dispone di 1,2 miliardi di ore di dati (più di settecento secoli) sull’uso di Windows 8. E il risultato è definitivo: avendo a disposizione un pc dotato di touchscreen, l’utente usa le funzionalità touch.
“I dati lo evidenziano chiaramente”, ha commentato Marcuss. “Chi ha un portatile touch usa lo schermo. Gli utenti allungano la mano, toccano il monitor e con il passar del tempo lo faranno sempre di più. Alternano spesso la tastiera e le dita sullo schermo, e questo li rende più efficienti in molte attività, come nel caso più semplice di una presentazione PowerPoint. I dati lo confermano: i touchscreen si usano”.
Presto anche voi allungherete la mano e toccherete il monitor. A meno che il vostro computer non sia un Mac.
(Traduzione di Floriana Pagano)
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