Chi ha una certa età ricorderà le trasmissioni televisive di Renzo Arbore, quelle con le ballerine di samba, evidentemente brasiliane, che ancheggiavano al ritmo del cacao Meravigliao. Che femmine!
Ovviamente Arbore lo faceva con ironia, per sbeffeggiare, esasperandolo, l’uso decorativo del corpo femminile. Come ha fatto Striscia la notizia con le veline. All’inizio si sarebbero dovute chiamare Panorama e L’Espresso, perché le due riviste, a quel tempo, mettevano sempre donne prosperose in copertina. Poi cambiarono politica ma impedirono a Ricci di usare il nome delle testate. E così avemmo le veline.
Come le creole di Arbore, anche le veline denunciano l’uso distorto del corpo femminile. Altrettanto ovviamente tra l’incomprensione generale. Quei quarti posteriori oscillanti non erano (e non sono) visti come una denuncia dell’uso distorto del corpo femminile. Scatenavano (e scatenano) l’entusiasmo degli esemplari maschili e la malcelata invidia di quelli femminili. Ma torniamo alle brasiliane: sono bellissime. Hanno un certo non so che, un’esoticità che ci ammalia. Bé, non direi “non so che”. Lo sappiamo benissimo.
Come mai sono così “superiori”? Ma è semplice: sono un amalgama di diverse popolazioni umane. Bianchi e neri, in America Latina, si sono mescolati senza problemi, e quello che potremmo chiamare “l’incrocio delle razze” ha dato risultati magnifici. I creoli hanno preso il meglio dei bianchi e dei neri, e il prodotto è strabiliante. In Nordamerica, invece, questa possibilità di mescolamento è stata preclusa da un razzismo ottuso e criminale. Intendiamoci, anche i bianchi bianchi e i neri neri possono esprimere esemplari bellissimi. Ma le brasiliane…
Bene, questi problemi, ora, sono i nostri. Stanno arrivando tantissimi neri nel nostro paese. Qualche idiota ha già paragonato la ministra Kyenge a un gorilla. Potremmo decidere, seguendo gli impulsi dell’idiota, di tenerli accuratamente separati da noi, la razza pura (mi scappa da ridere mentre lo scrivo e penso a Calderoli). Oppure potremmo fare come in Sudamerica: abbandonare ogni presunzione di superiorità, e lasciare che le cose vadano a seconda dei gusti di ognuno di noi. Sono cose che abbiamo già fatto. Ci sono tanti siciliani biondi con occhi azzurri. Sono i discendenti dei normanni, e non disdegnano “incroci” con chi ha la carnagione olivastra, i capelli scuri e gli occhi neri. La bellezza viene da queste scorribande genetiche. E anche la salute. I cani di razza vivono meno dei bastardi, e sono soggetti a molte malattie, spesso sono anche più stupidi. Lasciati a loro stessi, i cani non si sognano neppure di discriminare i “diversi”. Sembra quasi che lo facciano apposta a imbastardirsi.
Bene, abbiamo ottime lezioni da imparare da questi esempi. All’inizio non sarà facilissimo, come non è stato facile per gli americani abituarsi agli immigrati italiani che gli avevano regalato Al Capone, Lucky Luciano e altri tipetti del genere. Per molto tempo italiani significava mafia, almeno sulla costa orientale degli Stati Uniti. Ora i sindaci di New York sono spesso discendenti di immigrati italiani. E Obama e Michelle, belli abbronzati (come ebbe a dire un tale di cui non ricordo il nome), se ne stanno alla Casa… Bianca!
Pur con tutte le sovrastrutture culturali, siamo pur sempre una specie animale e le nostre popolazioni sono caratterizzate da differenze morfologiche. Lasciamo al gusto di ognuno di noi le scelte sulle caratteristiche di potenziali partner. Qualcuno sarà attratto da esemplari simili a lui/lei, altri saranno attratti dalle differenze. Va bene così.
Sarebbe biologicamente stolto vietare gli sconfinamenti genetici e sarebbe altrettanto stolto obbligarli. La definizione biologica di specie identifica come appartenenti alla stessa specie gli esemplari che siano in grado di dare origine a prole interfeconda. Cavalla e asino sono di specie differenti, gli incroci danno origine al mulo, un ibrido. Cavallo e asina danno il bardotto. Mulo e bardotto non possono far figli, sono sterili. Le due specie sono molto vicine, ma oramai sono separate.
La vicinanza si dimostra con la possibilità di fare ibridi, la separazione è dimostrata dalla sterilità di questi ibridi. Bene, se si incrociano papuasici e finlandesi abbiamo altri uomini e donne perfettamente in grado di procreare. Siamo la stessa specie! Vabbè, non esageriamo, probabilmente è in corso un fenomeno di speciazione per isolamento genetico e incroci tra consanguinei: lo chiameremo
Homo calderolensis, ma le probabilità di sopravvivenza non sono alte. La stupidità può portare all’uccisione di qualche vittima ma poi, inesorabilmente, fa morire chi la esprime così prepotentemente. Si chiama selezione naturale.
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