Non nutro una grande simpatia per le giornate mondiali, ma questa è talmente sottovalutata (e io sono talmente di parte) che qualche riga alla giornata mondiale della traduzione vorrei dedicarla. Ufficialmente è stata istituita nel 1991 dalla Federazione internazionale dei traduttori (Fit, probabilmente la lobby meno potente del pianeta). Ma San Girolamo, morto il 30 settembre 419 o 420 dopo aver tradotto la Bibbia dall’ebraico e dal greco in latino, è considerato il patrono dei traduttori da molto più tempo e ha lasciato considerazioni interessanti:

Io, infatti, non solo ammetto, ma proclamo liberamente che nel tradurre i testi greci, a parte le Sacre Scritture, dove anche l’ordine delle parole è un mistero, non rendo la parola con la parola, ma il senso con il senso. Ho come maestro di questo procedimento Cicerone, che tradusse il Protagora di Platone, l’Economico di Senofonte e le due bellissime orazioni che Eschine e Demostene scrissero l’uno contro l’altro […]. Anche Orazio poi, uomo acuto e dotto, nell’Ars poetica dà questi stessi precetti al traduttore colto: “Non ti curerai di rendere parola per parola, come un traduttore fedele”. (Lettere, traduzione di Roberto Palla).

Sorvoliamo invece sulle sue responsabilità teologiche (fu uno dei principali fautori del celibato del clero). E sorvoliamo anche sulla [pagina][1] che la Federazione internazionale dei traduttori dedica alla giornata mondiale della traduzione 2013 (sappiate però che tanti di noi sanno anche impaginare un testo). Sulla traduzione sono state scritte molte cose [belle][2], o meno belle ma vere, o poco vere ma divertenti - a volte tutte e tre le cose insieme. Ecco le mie letture più recenti:

  • Jorge Luis Borges, L’art de la poésie (The craft of verse, tradotto dall’inglese da André Zavriew). Nel capitolo “La musica delle parole: la traduzione”, Borges parla di traduzione letterale, creazione, Bibbia e pregiudizi, e scrive: “Non si giudica mai una traduzione per la sua qualità verbale, letteraria. Dovrebbe essere giudicata per questo, ma non è così”.

  • Una poesia di Thomas Bernhard tratta dalla sua opera Il riformatore del mondo (Der Weltverbesserer), che si chiude con il verso “Le traduzioni sono sempre disgustose/ma mi hanno portato un sacco di soldi” (scoperta sul sito [Biblioklept][3]).

  • “The art of translation”, un [articolo][4] di Vladimir Nabokov uscito su The New Republic nel 1941, che comincia con questa frase: “Si possono distinguere tre gradi del male nel curioso mondo della trasmigrazione verbale”.

Se avete consigli di letture, saranno molto apprezzati!

Di traduzione – ma non solo – parleremo a Ferrara con la scrittrice indiana Janice Pariat, sabato alle 18.00 da Zuni. E come ogni anno, il festival si svolgerà grazie al prezioso lavoro degli interpreti, alcuni dei quali sono anche traduttori di Internazionale.

Concluderò con un gran bel video pubblicato dall’Associazione norvegese dei traduttori letterari (

[NO][5]). Da guardare dall’inizio alla fine.

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Francesca Spinelli è giornalista e traduttrice. Vive a Bruxelles e collabora con Internazionale. Su Twitter: @ettaspin

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