Da gennaio del 2012 Internazionale ha il suo angolo di poesia, un angolo intermittente, che appare e scompare a seconda della lunghezza del testo in cui dovrebbero calarsi, discreti, i versi. La prima poesia, uscita nel numero 931 e selezionata da Fabio Pusterla, era tratta dalla raccolta di Jean-Charles Vegliante Nel lutto della luce, tradotta da Giovanni Raboni (Einaudi 2004):
Stamattina, domenica, un’amica…
Gli aeroplani stamattina che vanno
non si sa dove e attraversano i nostri corpi
distesi, vuoti di tutto tranne questo rumore
che soli farà che ce ne andiamo, che s’allontana,
che torna sempre nelle nostre carni,
piombo freddo, piuma d’aria, presagio.
Da gennaio del 2013 alcune delle poesie tradotte e pubblicate sulla rivista sono inedite in Italia, proprio come gli articoli. Il primo testo tradotto per Internazionale (nel numero 987) era dell’autrice indiana Janice Pariat, che di poesia sarebbe venuta a parlare al festival di Ferrara:
I salinai
Ad Aveiro
il mare non è mai dimenticato.
Qui, nelle nostre mani, si nasconde
in crepe e fessure della pelle.
Lenti, raccogliamo, incessanti
mentre gli anni passano e sfioriscono,
questa polvere – mandandola col vento
a riva, a posarsi su case coperte
di visi benevoli, rivolti
alle onde. A filtrare tra le pietre
del selciato – saltelli di giochi infantili –
dove nave, àncora e pesce
si danno un cambio immobile e perpetuo. Questo,
raccogliamo, il sudore della terra, o
le lacrime del Portogallo – lo ammassiamo,
freddo e scintillante cumulo di bianca
tragedia. Come i marinai, siamo
sempre in attesa, che la marea esali
l’ultimo respiro, lasciando sottile
farina di ossa dietro di sé.
(da nthposition, febbraio 2012)
Tradurre poesia non è impossibile, ma è spesso molto, molto più frustrante di qualunque altro tipo di traduzione. Mi capita di dover rinunciare a veder pubblicato un autore su Internazionale perché so che i versi tradotti mi sembreranno sempre stonati, sciancati, falsi.
Oggi, giornata mondiale della poesia, è uscito un testo di Alicia Ostriker, nata a New York nel 1937, saggista oltre che poeta, autrice di un’opera femminista fondamentale,* Stealing the language: The emergence of women’s poetry in America*.
Rabbia: lo stupro
Non c’è crudeltà come la crudeltà
che rivolti contro te stessa
dopo essere stata stuprata
ti senti coperta di melma e di merda
disse la vecchia cupamente
Questo posto era un parco
ora è un parcheggio ah ah
e io la sua frangia ornamentale
non dirmi di superare la cosa
disse il tulipano acidamente
Definizione di un liberale
dal cuore tenero: non sopportavi
di vedere l’uomo col bastone
picchiarmi e attraversavi la strada
disse il cane rabbiosamente
(da Prairie Schooner, autunno 2012)
Gli autori contemporanei si scoprono esplorando riviste, sempre più spesso esclusivamente online (è il caso di nthposition), anche se in materia di poesia il toposauro di biblioteca che è in me non ammette confronti tra carta e schermo. Uno degli ultimi testi tradotti ma non ancora pubblicati - “Shine on you crazy diamond” dell’autore di origine ungherese George Szirtes - è uscito sulla rivista britannica The White Review. La poesia di Szirtes è tra gli estratti disponibili online, ma vale la pena ordinare una copia cartacea, da custodire poi come un libro prezioso.
Francesca Spinelli è giornalista e traduttrice. Vive a Bruxelles e collabora con Internazionale. Su Twitter: @ettaspin
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