“Sulla scia del crollo del Banco Ambrosiano all’inizio degli anni ottanta e dei conseguenti problemi legali per l’Istituto per le opere di religione (Ior), Theodore McCarrick incontrò gli officiali della Santa Sede nel febbraio 1987 in relazione alla continua necessità di sostegno finanziario al papa. Nel marzo 1987, McCarrick scrisse all’arcivescovo di New York, il cardinale O’Connor, affermando: ‘Ho iniziato a lavorare sulla possibilità di promuovere una fondazione privata organizzata secondo le leggi degli Stati Uniti che ci consentirebbe di raccogliere grandi somme di denaro da un numero piuttosto piccolo di donatori, per il lavoro della Santa Sede’. Di lì a poco quell’idea prendeva forma e nasceva la Papal foundation”. È quanto si legge in una nota del “Rapporto McCarrick”, reso noto dal Vaticano lo scorso 10 novembre.
Il documento contiene i risultati dell’indagine condotta sull’ex cardinale statunitense dalla segreteria di stato, un’inchiesta che ripercorre l’ascesa e la caduta di quello che è stato uno dei più potenti esponenti dell’establishment ecclesiale a livello mondiale dagli anni ottanta a oggi. McCarrick, fra le altre cose ex arcivescovo di Washington, è stato travolto dalle accuse di abusi e molestie sessuali avvenuti nell’arco di quarant’anni: le sue vittime sono state seminaristi e giovani preti, adulti e minori. Nel 2018 Theodore McCarrick – all’età di 88 anni – ha lasciato la porpora e il collegio cardinalizio, nel febbraio del 2019 papa Francesco lo ha dimesso dallo stato clericale (lo ha “spretato”): finiva così la lunga carriera del prelato più potente d’America mentre emergeva un castello di accuse impietose che ne smascherava la doppia vita.
Ma la vicenda di McCarrick non è catalogabile solo come uno dei tanti casi di abusi seriali commessi da un esponente del clero venuti alla luce negli ultimi decenni. Il suo dipanarsi rappresenta, più profondamente, un riassunto della storia della chiesa – del suo funzionamento interno, dei comportamenti dei suoi vertici – dell’ultimo mezzo secolo. McCarrick ha infatti stretto la mano di tre pontefici (Karol Wojtyla, Joseph Ratzinger, Jorge Mario Bergoglio), è stato al centro di molte delle trame diplomatiche e finanziarie vaticane più rilevanti, ha goduto di protezioni formidabili interne alla gerarchia cattolica. Infine, il suo caso è stato utilizzato dalla corrente cattolica ultra tradizionalista contraria al magistero del pontefice argentino per cercare di mettere sotto accusa papa Francesco, colpevole, secondo questa lettura, di essere stato a conoscenza dei crimini commessi da McCarrick e di non aver preso provvedimenti. La realtà è che l’unico papa ad aver posto un termine alla lunghissima carriera dell’ex porporato americano è stato proprio Bergoglio, mentre il grande accusatore di Francesco, l’ex nunzio apostolico negli Stati Uniti monsignor Carlo Maria Viganò, secondo quanto emerge dal rapporto, non intervenne per porre un freno all’attività del tentacolare arcivescovo.
La grande novità è che questa storia, con molti incredibili dettagli, è stata divulgata per decisione della Santa Sede
Fuori dalle strumentalizzazioni, in ogni caso, è possibile dire che in molti sapevano, denunce dettagliate arrivarono ai vescovi statunitensi fin dagli anni ottanta, in via formale e informale, e approdarono ai piani alti del Vaticano; nessuno però volle prenderle sul serio, dando vita a uno dei più clamorosi casi di insabbiamento di abusi nella storia moderna della chiesa cattolica. La grande novità, tuttavia, è che ora questa storia, con molti incredibili dettagli, è stata divulgata per decisione della Santa Sede dando corso a un’operazione-trasparenza senza precedenti. “L’invito che mi permetto di rivolgere a chiunque cerchi risposte è di leggere interamente il documento e non illudersi di trovare la verità in una parte piuttosto che in un’altra”, ha detto in proposito il segretario di stato Pietro Parolin in occasione della pubblicazione del rapporto. “Solo dalla visione complessiva e dalla conoscenza, nella loro interezza, di quanto ricostruito dei processi decisionali che hanno riguardato il già cardinale McCarrick, sarà possibile comprendere quanto è accaduto”.
Ma qual è la vera identità di McCarrick? Fino a che punto è possibile separare il lato oscuro del personaggio dalla sua immagine pubblica? Amico di presidenti come Bill Clinton – che nel 2000 lo insigniva del premio Eleanor Roosevelt per i diritti umani – e George W. Bush, che lo trattava con familiarità, eccezionale fundraiser per il Vaticano, per enti e organizzazioni cattoliche di ogni orientamento, uomo scelto per le missioni diplomatiche più delicate dalla Santa Sede e dal dipartimento di stato americano, fu personalità tenuta in gran considerazione da Giovanni Paolo II che pure era a conoscenza delle voci sul suo conto. In ragione delle sue varie abilità divenne un obiettivo per diversi servizi di intelligence: a metà degli anni ottanta venne avvicinato dal Kgb, poi dall’Fbi che intendeva utilizzarlo – al contrario – come agente del controspionaggio per conto degli Stati Uniti. Grande ammaliatore e manipolatore di ricchi e potenti, finanziatore di cause sociali, dispensatore di importanti donazioni personali a molti degli uomini più in vista del Vaticano, molestatore sessuale insaziabile, abusatore nella “casa al mare” in New Jersey, noto come “lo zio Ted”, realizzò una carriera notevole fino a toccare i vertici del potere.
Una foto del 2002 lo ritrae in piazza San Pietro mentre arringa un nugolo di giornalisti nel corso del vertice straordinario dei vescovi americani giunti a Roma per discutere con il papa dello scandalo pedofilia che, esploso nella diocesi di Boston, cominciava a dilagare nel paese. Pochi giorni prima di partire per il meeting romano, ricorda il rapporto, McCarrick dichiarò al Washington Post: “Se può interessare a qualcuno, posso affermare di avere 71 anni e di non avere mai avuto rapporti sessuali con persona alcuna: uomo, donna o bambino. E questo può andare on the record”.
Il 2 aprile 1990, ricevendo la Papal foundation, Wojtyla ringraziava pubblicamente McCarrick e altri cardinali americani per essersi “mostrati consapevoli dei grandi bisogni della Santa Sede. Voi siete familiari anche con i coscienziosi tentativi della Santa Sede, soprattutto negli ultimi anni, di amministrare responsabilmente le risorse a sua disposizione”. Alla fine degli anni ottanta i bilanci d’Oltretevere facevano registrare passivi preoccupanti, fra l’altro il Vaticano aveva dovuto sborsare 406 milioni di dollari di rimborsi ai creditori del crac dell’Ambrosiano (la cifra è stata rivelata dal cardinale George Pell quando era prefetto della segreteria per l’economia). In pochi anni, grazie anche alla Papal foundation, il Vaticano uscì dalla crisi finanziaria.
In questo contesto non può essere dimenticata la grande amicizia che legò il cardinale ai Cavalieri di Colombo, potente lobby cattolico-finanziaria conservatrice d’oltreoceano che ha dato vita a un impero economico nel campo delle assicurazioni, da cui ricava le risorse per sostenere una grande quantità di attività assistenziali della chiesa nel mondo e per sostenere la Santa Sede. L’ex supremo cavaliere di Colombo, oggi scomparso, Virgil Dechant, amico di McCarrick, è stato per circa vent’anni – dal 1990 al 2009 - nel board laico dello Ior, di cui ha ricoperto pure l’incarico di vicepresidente; Dechant, per avere un’idea, è stato in stretti rapporti con l’ex presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan. A lui è succeduto Carl Anderson, tuttora alla guida dell’organizzazione (anche lui per alcuni anni ha fatto parte del board della banca vaticana). Quando è scoppiato lo scandalo, però, pure i cavalieri hanno preso le distanze dall’ex arcivescovo di Washington. Non si dimentichi, infine, che McCarrick è stato anche membro dell’Apsa (Amministrazione patrimonio sede apostolica), dicastero che gestisce gli investimenti finanziari e immobiliari internazionali del Vaticano, una parte consistente delle risorse su cui può contare il Vaticano.
Diplomatico in oriente
Lo”zio Ted”, nel frattempo, mentre esercitava le proprie arti di molestatore e abusatore seriale con vari “nipoti”, approfittando del timore che incuteva grazie al potere abilmente costruito fra cardinali, presidenti e nunzi apostolici, portava a termine un’importante serie di missioni diplomatiche, in particolare visitava ripetutamente la Cina sia per conto della Casa Bianca sia in nome della Santa Sede. Anche a lui – almeno un po’ – si deve l’avvio della distensione nei rapporti tra Vaticano e Cina raggiunta compiutamente con il pontificato di Francesco e già perseguita fra gli altri da Benedetto XVI (si legga la lettera ai cattolici cinesi del 2007). “Sono, per così dire, un visitatore abituale della Cina. Credo che questa sia la settima volta che ho il privilegio di andare a trovare i miei amici lì”, spiegava McCarrick in un’intervista del 2005 a 30giorni, il periodico diretto da Giulio Andreotti. “L’invito – proseguiva – mi è arrivato da un’organizzazione di amicizia sinoamericana che si chiama The chinese-american friendship association. Sono stato loro ospite. La visita è durata due giorni, il 13 e 14 ottobre”.
Successivamente i viaggi tra gli Stati Uniti e Pechino con messaggi vaticani sono andati avanti. Del resto, spiega il rapporto pubblicato dal Vaticano, tra gli anni ottanta e novanta “McCarrick lavorò per il governo degli Stati Uniti con vari ruoli. Nel settembre 1987 fu nominato osservatore della commissione americana di Helsinki per esaminare i progressi degli accordi di Helsinki (distensione tra Stati Uniti e Unione Sovietica, ndr), e in tale veste si recò in Polonia, Romania e Russia”. Non solo: “Il dipartimento di stato degli Stati Uniti rilasciò a McCarrick un passaporto diplomatico per il suo lavoro governativo all’estero, che incluse un viaggio a Timor Est e a Giacarta. L’arcivescovo McCarrick, infine, si recò nella Repubblica Popolare Cinese per conto del governo degli Stati Uniti”. Nel 1998 insieme a una delegazione americana, s’incontrò con il presidente cinese Jang Zemin “per un’ora, durante la quale McCarrick discusse della libertà religiosa e sollevò la questione della possibile normalizzazione dei rapporti tra Cina e Santa Sede”, e di questo colloquio riferì a Giovanni Paolo II, spiega il rapporto.
Uomo di potere a tutto tondo, McCarrick con la sua sorprendente biografia, racconta una vicenda a metà fra spy story, diplomazia, ambizione personale e oscurità criminale; la sua storia riassume al meglio quel legame fra clericalismo, abuso di potere e abuso sessuale definito da papa Francesco come male e peccato gravissimo di una chiesa che mette se stessa al di sopra di tutto. D’altro canto, l’ascesa dell’ex cardinale si spiega bene nella temperie di una guerra fredda che faceva calare una cortina fumogena su ogni abuso e tradimento personale: la “grande storia” era più importante e più urgente di tutto il resto. E indubbiamente McCarrick fu interprete autorevole e forte di una chiesa che puntava a essere un “player globale” partendo dalle stanze ovattate del potere, dalle relazioni preferenziali con chi decide i destini del mondo.
Tuttavia il caso McCarrick, lungi dal concludersi nell’eccezionalità del protagonismo di un singolo, è lo specchio di una chiesa e di un Vaticano che hanno protetto a lungo uno dei loro figli prediletti con il quale in definitiva si identificavano. Finché non è giunta alla fine la lunga stagione dei segreti e delle omertà.
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