(mariosberna.it)

La questione ha già fatto litigare il Movimento 5 stelle: quanti soldi servono a un parlamentare per aver garantita una vita dignitosa tra gli impegni di Roma e la propria vita familiare? Il deputato Mario Sberna risponde in modo irritante per gran parte dei suoi colleghi: 2.500 euro.

Cattolico, cinque figli, due dei quali adottati, trattiene per sè ogni mese 2.500 euro dal suo stipendio di 11mila. Più o meno la somma che guadagnava prima con due lavori diversi. Il resto lo distribuisce in beneficenza. La deputata M5s Patrizia Terzoni ha messo in dubbio le cifre da lui pubblicate, invitando i giornalisti a indagare. Il grillino di Scelta civica ha reagito con stizza. Giustamente, perché sul suo sito pubblica minuziosamente gli estratti del suo conto presso la Banca popolare etica, a differenza di molti parlamentari M5s, per i quali la tanto sbandierata rendicontazione sembra tuttora una chimera.

Sberna nel frattempo è stato inondato da 1.500 richieste di aiuto. “Se i grillini volessero, potrei passare a loro alcune di queste richieste”, ironizza il neodeputato. Cinquantadue anni, laureato, presidente dell’Associazione nazionale famiglie numerose, ha passato quattro anni presso alcune cooperative in Brasile. È autore di libri su nuovi stili di vita, volontariato internazionale e sul debito dei paesi poveri. È un uomo dai principi saldi: “Dopo 25 anni sono sempre innamorato di mia moglie”, sostiene il deputato bresciano. Nella capitale abita in un convento di suore vicino alla stazione Termini, va a Montecitorio a piedi (“anche se piove”) e pranza con un primo o una pizza al taglio (“bastano sette euro”).

Sul suo estratto conto risulta anche un prelevamento di 200 euro per “elemosine a due euro”. Quando a fine aprile Sberna ha trovato il suo conto, spesso sul filo del rosso, rimpinguato con quasi 20mila euro, in famiglia è cominciato un vivace dibattito. Cambiare la cucina dopo trent’anni? Un nuova automobile al posto di quella rumena a sette posti che costa come un’utilitaria? O la realizzazione del vecchio sogno della Harley Davidson? “Non è stato facile fare il bonifico perché la tentazione di tenersi i soldi esiste”, ammette Sberna. “Ma noi non volevamo cambiare classe sociale”, sottolinea, lui che è figlio di un operaio e che porta i sandali anche in inverno. Allo stipendio autoassegnato di 2.500 euro si aggiungono mensilmente gli 800 della moglie che lavora part time: 3.300 euro per sette persone. “Ci si vive dignitosamente, garantisco”. Sberna non manca mai a un appuntamento parlamentare: “Quando sono a Roma, lavoro dalle sette a mezzanotte”.

I colleghi della camera preferiscono ignorare il caso: “Solo un deputato mi ha chiesto spiegazioni, confessandomi di non riuscire mai a spendere meno di novemila euro al mese”. Alla domanda provocatoria di Panorama se tutto questo non fosse demagogico, Mario Sberna ha la risposta pronta: “Chi fa demagogia di solito non ci rimette niente”.

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