Le penose sceneggiate con cui Silvio Berlusconi cerca di evitare la decadenza dal senato dimostrano per l’ennesima volta la faccia della classe politica italiana. Una classe che da sempre antepone i propri interessi a quelli del paese. Una classe inefficiente che spesso siede in parlamento per decenni godendone i privilegi.

Senza dubbio Berlusconi rappresenta perfettamente i vizi della casta. Un ricco imprenditore che, dopo aver portato l’Italia vicino al collasso, si aggrappa ostinatamente al potere. Si aggrappa a un seggio in senato che con cinismo ha lasciato vuoto per anni incassando 13mila euro al mese. Fa di tutto per rimanere in un parlamento che in realtà detesta.

È risaputo che quello che lo interessa non è la perdita del suo seggio ma quella dell’immunità, che ha cercato di ampliare con vari lodi per sfuggire ai suoi processi. Le bugie di Berlusconi sono raccolte in un libro di oltre 300 pagine. Ciò nonostante trova un pubblico che, come pochi giorni fa, applaude alle sue favole, per esempio quella che è stato lui a fermare la guerra in Georgia e a convincere americani e russi al disarmo nucleare. Un pubblico che si entusiasma per un leader che rinnova il suo partito tornando al simbolo di vent’anni fa. Per uno che spudoratamente si definisce il “Mandela italiano” e vede nell’esecuzione di una pena un “colpo di stato”.

Nella sua megalomania, la sua autocompassione e il suo protagonismo Berlusconi è la personificazione del vizio italiano delle promesse mai mantenute, delle leggi insabbiate, delle misure

ad personam, della commistione tra interessi privati e pubblici, della retorica maschilista, del rimirarsi allo specchio, del tanto rumore per nulla.

Silvio Berlusconi in tutti i paesi democratici del mondo è visto semplicemente come un populista donnaiolo che in due decenni ha pesantemente oscurato l’immagine dell’Italia. Accoglieranno la sua decadenza con sollievo, mentre i suoi numerosi cortigiani grideranno allo scandalo inveendo contro la magistratura. “Urge la responsabilità civile dei giudici”, sollecita Renato Brunetta. Ma il caso Berlusconi insegna che una misura simile sarebbe molto più urgente per uno come il Cavaliere che ha portato il paese sull’orlo dell’abisso, arricchendosi senza sosta. Uno che si può permettere di pagare “pensioni” da 2.500 euro al mese a quaranta olgettine che hanno frequentato le sue feste.

Sono molti gli italiani che sognerebbero una class action contro Berlusconi (“non ho mai messo le mani nelle tasche dei cittadini”), che ha drenato quattro miliardi di soldi pubblici nelle casse vuote dell’Alitalia che si sono puntualmente risvuotate. Saranno in molti mercoledì sera a brindare alla decadenza di un anziano leader truccato, del quale Veronica Lario già parecchi anni fa aveva dato la diagnosi più lucida: “È un uomo malato”.

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