Negli ultimi giorni il toto-nomine è impazzito. Chi prenderà il posto di Federica Mogherini alla Farnesina? Nella rosa dei candidati c’erano la giovane deputata Lia Quartapelle e l’ambasciatrice Elisabetta Belloni, la vicepresidente della camera Marina Sereni e l’eurodeputata Simona Bonafé, l’attuale viceministro ed eterno secondo Lapo Pistelli e nomi improbabili come Andrea Guerra, ex amministratore delegato di Luxottica.

Il profilo giusto sembrava quello di una donna giovane ed espressione di discontinuità come Mogherini. Ma il 29 ottobre sulla prima pagina di La Stampa l’ex ambasciatore Roberto Toscano ha contestato decisamente questi criteri: “Abbiamo assistito a un toto-ministri che è sembrato procedere in modo assolutamente originale: invece dell’emergere di una rosa di candidati sempre più ristretta, tutti i giorni si aggiunge il nome di un nuovo potenziale candidato”.

Ironizzando sul linguaggio di Matteo Renzi, Toscano si è cimentato in una “job description” per la nomina alla Farnesina: “Una scelta non solo difficile, ma anche estremamente importante e che quindi dovrebbe essere sottoposta a robusti criteri di valutazione”. Toscano ha disegnato un identikit preciso: “Servirebbe quindi non necessariamente una donna, un giovane, un esperto di relazioni internazionali, ma qualcuno che unisca alla conoscenza dei grandi dossier internazionali un profondo senso politico, una forte capacità di negoziato e anche di relazione personale”.

Probabilmente l’articolo di Toscano, molto stimato da Giorgio Napolitano, è stato pienamente condiviso dal presidente, che solo pochi giorni prima in un discorso si era lamentato di una “grave debolezza di cultura e di storia delle relazioni internazionali” in molti leader politici.

E così Napolitano ha sbarrato la strada ai nomi proposti da Renzi e sul nuovo ministro degli esteri si è sviluppato un tiro alla fune tenace, che minacciava di finire addirittura in un interim allo stesso Renzi. Alla fine dal cilindro è uscita una sorpresa assoluta: Paolo Gentiloni, 60 anni, ex ministro del governo Prodi ed ex portavoce di Rutelli, discendente di una famiglia nobile romana.

Si tratta del classico compromesso: Gentiloni non ha un curriculum internazionale, ma una lunga esperienza politica. È segno di certa discontinuità ed è un renziano di ferro. Un compromesso poco entusiasmante, con una scelta che pare prediligere l’usato sicuro ai nuovi modelli.

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