È desolante vedere quasi ogni settimana l’Italia sconvolta da nubifragi e alluvioni con morti, feriti e danni ingenti. Ma le frane e le voragini sembrano anche la metafora minacciosa di un paese che sta crollando a livello politico, economico e sociale. Un paese dove un numero crescente di cittadini si sente abbandonato, i territori stanno perdendo la loro identità e l’esasperazione cova sotto la cenere.

È una situazione dove basta una scintilla per far scoppiare un incendio, e che accomuna gli alluvionati di Carrara che occupano il municipio agli abitanti di Tor Sapienza che contestano il sindaco di Roma. Da un lato la natura calpestata e violentata dalla cementificazione selvaggia, che si vendica di decenni di soprusi. Dall’altro si rompono gli argini tra gli abitanti delle grandi periferie, che si sentono dimenticati dalle autorità e marginalizzati.

Renzi usa i soliti slogan e accusa le regioni: “Bisogna rottamare vent’anni di politiche del territorio”. È l’ennesimo scaricabarile. Nelle politiche del territorio hanno sbagliato tutti, e non da vent’anni, ma da cinquanta: lo stato, che ha concesso condoni e non ha realizzato le sue promesse, i sindaci, che per garantirsi la rielezione hanno concesso migliaia di licenze edilizie in zone pericolose. E le regioni, che si sono piegate al partito trasversale più potente: quello del cemento.

Ora servirebbero soluzioni drastiche: “A Genova bisognerebbe chiamare le ruspe e buttare giù interi quartieri. O sperare che non piova più”, dice il geologo Fabio Luino dell’istituto di ricerca per la protezione idrogeologica del Cnr: “La Liguria si potrebbe salvare solo abbattendo ciò che è stato costruito nel posto sbagliato”.

Drastica anche la ricetta per fermare il dissesto sociale che accompagna quello idrogeologico. La gravità della situazione imporrebbe una rinascita morale e istituzionale e una tregua politica per varare misure condivise, come una legge rigorosa che imponga l’abbattimento di ogni costruzione abusiva.

In cinquant’anni, frane e inondazioni in Italia hanno provocato 2.007 morti, 87 dispersi e quasi mezzo milione di sfollati. Ora per sistemare l’Italia ci vorrebbe un programma come per la ricostruzione dopo una guerra. Ma mentre frana il paese (e i sondaggi di Renzi), la politica da settimane litiga sulle soglie di sbarramento dell’Italicum, un argomento che sta molto a cuore a tutti gli alluvionati.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it