Il sorprendente annuncio di Matteo Renzi di una riforma della Rai ha fatto letteralmente uscire dai gangheri Maurizio Gasparri, autore della legge in vigore sulla tv. Renzi ha rivelato la sua intenzione durante la trasmissione di Lucia Annunziata: “La Rai non è il posto dove i singoli partiti mettono i loro personaggi, ma è un pezzo dell’identità culturale ed educativa del paese. E allora non può essere disciplinata da una legge che si chiama Gasparri”. Si tratta della discussa legge sul riassetto del sistema televisivo, varata nel 2004 dal governo Berlusconi e criticata severamente dall’Unione europea.
Apriti cielo! Immediatamente Gasparri ha fatto partire una vera raffica di tweet con pesanti insulti: “Renzi è di abissale ignoranza, privo di basi culturali, solo chiacchiere, distintivo e insider trading”. Ma non basta: “Ignorante, torna nella loggia del papà. Sei una persona spregevole. Matteo Renzi è un vero imbecille. È un arrogante che finirà male politicamente”.
Gasparri non è nuovo agli insulti con la schiuma alla bocca. Tutti ricordano il suo disgustoso tweet sulle due volontarie rapite in Siria: “Vanessa e Greta, sesso consenziente con i guerriglieri? E noi paghiamo”. Dopo massicce proteste il senatore ha fatto marcia indietro: “La mia frase è stata inopportuna e mi spiace. Dimettermi? In Italia si dice ben di peggio”.
Il senatore ha alle spalle una lunga serie di insulti e gaffe. Wired ha chiesto inutilmente di “togliere Twitter a Gasparri”. Ma la più bizzarra delle accuse che ha rivolto a Renzi è quella di non avere basi culturali. Perché Gasparri è il prototipo del politicante italiano entrato in politica dopo il liceo e rimasto incollato alla poltrona per decenni. Figlio e fratello di due generali dei carabinieri, Gasparri si è buttato in politica negli anni settanta, diventando segretario provinciale del Fronte della gioventù.
Nelle file dell’ultradestra ha formato le solide basi culturali che gli hanno permesso di stare in parlamento negli ultimi venticinque anni e di essere nominato sottosegretario e infine ministro della comunicazione, accusato di aver scritto una legge ad hoc per Silvio Berlusconi. Per anni è stato difficile seguire un telegiornale senza sentire uno dei sui proverbiali spot. Memorabile il commento alle elezioni presidenziali statunitensi del 2008: “Con Obama alla Casa Bianca forse Al Qaeda è più contenta”. Oppure quello alla partita tra Inghilterra e Italia ai Mondiali di calcio del 2014: “Inglesi boriosi e coglioni”.
Dopo l’ultima serie di tweet del “cyberbullo seriale” (L’Espresso) il padre di Renzi, insultato insieme al figlio, ha annunciato querela. Atto inutile, perché i parlamentari hanno massima libertà di parola e possono tutelarsi con “l’insindacabilità parlamentare”, che li protegge da qualsiasi condanna. Non solo: gli stessi parlamentari stanno per approvare definitivamente una legge che impone pesanti limiti alla libertà di stampa per evitare inchieste fastidiose, obbligando i giornali a pubblicare rettifiche senza alcun commento, anche se sono in grado di provare i fatti.
E così il vicepresidente del senato Maurizio Gasparri potrà continuare imperterrito a divertirsi con le sue ingiurie indecorose. Ovvio che non si pente minimamente di aver dato dell’imbecille al premier. “Ma chi è? Dante Alighieri? Machiavelli?”.
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