Nella Lega nord, già da parecchi mesi, i rapporti tra il segretario Matteo Salvini e il suo predecessore Roberto Maroni sono tesi, ma nelle ultime settimane si sono ulteriormente raffreddati fino a sfociare in un vero e proprio conflitto.
La diatriba tra i due riguarda alcune questioni essenziali. Per le elezioni comunali a Milano, Maroni insiste su una riedizione della coalizione attuale che comprende anche il Nuovo centrodestra (Ncd) di Angelino Alfano, detestato da Salvini. Inoltre come candidato sindaco preferirebbe Maurizio Lupi, uno dei leader dell’Ncd. Ma Salvini è categorico: “Nessun patto con chi sostiene Renzi e i distruttori del paese”. Si sa che Salvini stesso accarezza l’idea di candidarsi a sindaco di Milano e sembra voler tenere aperta la questione fino all’ultimo.
Ma tra i due protagonisti della Lega è in atto un confronto ben più serrato, che riguarda il referendum sull’autonomia lombarda, che la Lega chiede da tempo. Uno degli obiettivi è trattenere in Lombardia – la più ricca regione italiana – il 75 per cento delle tasse pagate. Molti sindaci e presidenti di provincia del Pd hanno proposto a Maroni di tentare, prima del referendum, una trattativa con il governo per ottenere nuove competenze.
La partita lombarda
Un primo incontro tra Maroni e Renzi sui costi della sanità si è svolto il 5 ottobre a palazzo Chigi. Sono iniziative che aumentano il nervosismo di Salvini: “Quello che fa la Lega lo decide la Lega e lo decide il segretario”. Il Giornale si preoccupa: “Chi comanda nella Lega? Il protagonismo del governatore lombardo rischia di minare la leadership del segretario leghista”.
Sulle elezioni a Milano, Salvini e Silvio Berlusconi hanno discusso domenica sera dopo la disastrosa sconfitta del Milan. In quell’occasione, il leader di Forza Italia avrebbe escluso un sindaco leghista nel capoluogo lombardo, dato che il partito governa già la regione. Ma tra i candidati forzisti Salvini è disposto ad accettare solo Paolo Del Debbio, che però non intende scendere in lizza.
Le tensioni tra Salvini e Maroni, inoltre, coinvolgono anche i rapporti con la chiesa cattolica. Il segretario leghista, rimproverato per le sue uscite sui migranti, non apprezza l’avvicinamento del governatore al mondo cattolico: Maroni, in presenza di cardinali e vescovi, domenica ha tenuto un discorso dai toni molto moderati dalla loggia del convento di Assisi.
Infine, le primarie per eleggere il segretario leghista lombardo che deve sostituire l’attuale commissario potrebbero essere un’altra occasione di scontro.
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